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"Padova sta pagando l’incapacità di pensare in grande"

Lonardi 2

Il vice presidente del consiglio comunale promuove con riserva Urbs Picta e il nuovo ospedale. Bocciata senza appello la mancanza di scelte per una reale prospettiva di sviluppo

Ubaldo Lonardi Ubaldo Lonardi
Padova è attualmente una città senza alcuna prospettiva di sviluppo. In questi ultimi cinque anni l’amministrazione comunale non ha messo in campo alcuna strategia. L’unica a riuscirci è stata l’Università, basterà citare tre significativi interventi: il recupero dell’ex ospedale geriatrico in via Vendramini, la realizzazione del Polo sociologico all’ex caserma Piave, l’insediamento di aule didattiche in Fiera. Purtroppo Padova sta perdendo quella centralità che le era riconosciuta ovunque e che l’aveva eletta, con merito, a capitale del Nordest”. Ubaldo Lonardi, vice presidente del consiglio comunale eletto nella lista Bitonci sindaco, fa una radiografia attenta e minuziosa sullo stato di salute della città. Non trascurando le criticità, a partire dalla raccolta differenziata fino al nuovo stadio e alle infrastrutture. Sottolineando, pure, gli interventi positivi. “Tra i pochi, in verità, il riconoscimento di Urbs Picta e, naturalmente, il nuovo ospedale. Per fortuna non sarà nuovo su vecchio come Giordani e Lorenzoni volevano in campagna elettorale. Tutti ricordiamo le due mega torri che sarebbero dovute sorgere tra il Policlinico e il Monoblocco”. Una città nella quale Lonardi si è diviso tra il grande amore per la medicina (in pensione da giugno, è stato per 38 anni medico di base, oggi è impegnato a livello imprenditoriale nella gestione di servizi sanitari nnovativi) e la grande passione per la politica. E nel tempo libero? “Mi piace fare il nonno, ho quattro figli e dodici nipoti, anzi a breve arriverà il tredicesimo”.

URBS PICTA

È un risultato importante, non era facile portarlo a casa. Quando ero assessore al turismo si diceva che “mai avrebbero dato un secondo riconoscimento a una città che già ne aveva uno”. Un plauso all’assessore e a quanti si sono prodigati per ottenere il Sigillo. Pongo, però, una domanda: cosa ci facciamo della medaglia al collo se poi i nostri gioielli sono off limits o quasi. Pensiamo a Giotto: gli accessi giornalieri potrebbero essere molti di più. All’interno della Cappella degli Scrovegni si possono ammirare gli affreschi non più di un quarto d’ora. C’è gente che arriva da tutto il mondo, in troppi se ne tornano a casa arrabbiati per una sosta col contagocce. E poi: sono anni che si parla di “biglietto unico” per l’accesso a tutti i nostri monumenti. “Siamo in dirittura d’arrivo”, è la risposta a cui non crede ormai più nessuno.

TRAM

Negli intenti iniziali doveva essere il biglietto da visita di una mobilità urbana efficiente, veloce e sicura. Obiettivo rispettato sono nella prima linea dall’Arcella alla Guizza (peraltro ormai vecchia), e disatteso, poi, a tutti i livelli. Tanto da risultare, visti i continui stop e incidenti, un sistema obsoleto insieme ai mezzi utilizzati. Si abbia il coraggio di prendere esempio da altre città e Paesi che, riconosciuti gli errori, hanno optato per mezzi elettrici di sicuro più innovativi.

STADIO

Una città che si affida ad archistar per i suoi progetti urbani compreso il Piano degli interventi, pare abbia davvero giocato al ribasso per un’opera che, a livello urbanistico, prevede ad esempio tre gradinate tutte diverse tra loro. Inoltre, in tutte le altre città gli stadi, proprio per i loro costi, non vengono quasi più realizzati dall’ente pubblico, ma da privati o con forme di project financing.

ARCELLA

È diventato un quartiere di bidoni, una discarica a cielo aperto. Si è voluta realizzare a tutti i costi la raccolta differenziata col sistema porta a porta. L’impatto sul volto del rione e sulla vivibilità è disastroso. A ciò si aggiungono il rischio ambientale e l’invasione di topi. Un’operazione dal prezzo insopportabile per i cittadini costretti a pagare delle cooperative, quindi con costi ulteriori rispetto alla Tari che già versano, pur di vedersi raccogliere i rifiuti.

GRANDI OPERE

Non scandalizziamoci se Padova viene esclusa dagli investimenti per l’Alta Velocità previsti dal Recovery Fund. Paghiamo l’indecisione di certe amministrazioni negli ultimi 15 anni. Il tempo perso può e deve essere recuperato, altrimenti di treni ne perderemo ancora molti. L’isolamento rispetto all’Alta Velocità e alla Pedemontana, con il nuovo corridio lungo l’asse strategico Verona- Pordenone, porterà all’inevitabile decadenza di una città non più centrale per il Nordest. Essere Patrimonio UNESCO, ma isolati dal mondo che corre non serve a nulla. Mentre gli altri andranno ad alta velocità, a noi toccherà accontentarci della bicicletta in una Padova senza auto, senza parcheggi, destinata a morire.
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