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Un'affollata sala per l'incontro sulla figura di Paolo Takashi Nagai

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Amore per la scienza, Amore per l'uomo, Desiderio di infinito. La lezione di Paolo Takashi Nagai.

Takashi Paolo Nagai è medico radiologo a Nagasaki prima e dopo la tragedia di quella Bomba Atomica che ha devastato proprio quella parte della città che ha una storia di 400 anni di cristianesimo, ricca di fede, di santi e di martiri. Attraverso un personale percorso e una ricercata povertà di spirito Nagai scopre un significato sacro in questo olocausto e, diventando lui stesso annuncio incontrabile di speranza e di pace, aiuta il suo popolo a ritrovare la bellezza della vita e quindi a ricostruire.

L'incontro

Nel tardo pomeriggio di ieri in un'affollata sala Elettra del Palazzo della Salute di via San Francesco 90 è andato in scena l'incontro «Amore per la scienza, amore per l'uomo, Desiderio di infinito», dedicato alla figura di Paolo Takashi Nagai e ai temi ispirati dal medico giapponese e insigne accademico della Facoltà di Medicina di Nagasaki, nonché testimone di speranza e promotore di rinascita per i suoi connazionali dopo il disastro dell'esplosione della bomba atomica del 9 agosto 1945. Sono intervenuti don Dante Carraro, direttore del Cuamm e la dottoressa Franca Benini, direttrice dell'Hospice Pediatrico di Padova e delle Cure Palliative Peditriche del Veneto. Ha moderato il dottor Giorgio Bordin, presidente dell'associazione «Medicina e Persona». «La figura di Paolo Takashi Nagai – ha spiegato Benini – ci deve portare a riflettere su alcuni valori. Quello dell'uomo inteso come persona e non come numero. Servono obiettivi chiari e nella vita bisogna compiere scelte, anche dolorose, in rapporto agli obiettivi. Takashi Nagai lascia la sua voglia di cambiare le cose e il prezzo che ha pagato per cambiarle. Oggi il suo messaggio risuona in modo ancora più imponente. La sua voglia assoluta di ottenere gli obiettivi è uno degli insegnamenti che ci portiamo dietro». Ampie le riflessioni anche sulla figura di medico che il dibattito ha suggerito: «Io penso che fare il medico significhi essere un ottimo professionista – ha aggiunto Benini - ossia una persona che si relaziona alle altre persone per mettere a disposizione quello che sa. Non credo che il medico abbia la missione di salvare vite umane, ma mette a disposizione quello che sa. Deve far sì che la gente che incontra abbia una buona vita nonostante la malattia. Se riesce a guarirla io adoro la ricerca, ma non credo che l'unico obiettivo di un medico sia quello di salvare vite umane». Giorgio Bordin, che ha moderato il dibattito, ha suggerito un'altra chiave di lettura: «La figura di Takashi Nagai è molto affascinante. Si convertito al cristianesimo partendo da una posizione molto materialista. Era medico e radiologo e ha vissuto lo sgancio della botta atomica su Nagasaki. È una personalità unita e capace di leggere la verità della realtà e di offrircela con la sua vita. La sua testimonianza come uomo e medico con grande capacità di lettura degli eventi è stata preziosa e impagabile. Ha usato tutta la sua ragione per esplorare la verità. Il significato della vita è un significato positivo: qualsiasi evento, anche il più negativo, è un richiamo all'uomo per una verità ultima, una verità buona».

La mostra

Fino a domenica 19 maggio è stata allestita una mostra nel chiostro dell'Ospedale Giustinianeo intitolata "Annuncio da Nagasaki-Takashi Nagai", che ripercorre la parabola del medico giapponese. Pur essendo negli ultimi anni costretto a letto da una leucemia cronica, Takashi Nagai si è impegnato fino all'ultimo giorno della sua vita come portatore di pace. Per come questa figura ci ha interrogati come uomini e come operatori sanitari, l'incontro pubblico di riflessione e confronto ha raccolto tantissime adesioni e destato molto interesse.
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