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Valeria Arzenton: "Viviamo ogni momento come un evento... e non chiamatemi Lady Live”

Valeria Arzenton: "Viviamo ogni momento come un evento... e non chiamatemi Lady Live”

Valeria Arzenton, cuore di Zed, racconta di un anno difficile e lancia un appello alle donne

È una storia decisamente bella quella di Zed, la società leader nel nordest nell’organizzazione di spettacoli dal vivo. Una storia bella perché parte da un’amicizia molto forte quella tra Diego Zabeo (la Z del cognome, in inglese, si preannuncia, per l’appunto, Zed), Daniele Cristofoli e, appunto, Valeria Arzenton.
“Il nostro battesimo ufficiale è stato in grande stile con il concerto di Ligabue allo Stadio Euganeo di Padova nel settembre del 2000. Anche se, a dire la verità, in collaborazione con un collega avevamo promosso nel 1996 il concerto degli Articolo 31 e poi, questa volta da soli, Angelo Branduardi nel 1998”. A ricordarlo è Valeria, che in Zed, oltre ad essere socia, ha un ruolo decisamente centrale ed è, di fatto, la “delegata” all’innovazione. “Il mio obiettivo è quello di rendere ogni momento magico. Chi viene ad un concerto deve percepire, anche perché non sempre il costo per la partecipazione può essere a buon mercato, che ci sia stia occupando proprio di lui, che sia stato fatto di tutto per rende- re questo suo momento di svago una vera e propria esperienza a 360° della quale sia senta reale protagonista. Diego (Zabeo) faceva televisione, radio e organizzava eventi. Insieme abbiamo iniziato organizzando numerose feste; ricordo ancora con grande gioia, per esempio, i capodanno o l’esperienza di Padovaland con Raz Degan: credo derivi proprio da quella fase la nostra comune convinzione di rendere tutto un evento ricco di suggestioni, attenzioni e momenti di ingaggio emotivo  e non un semplice spettacolo”.
“Oggi personalmente, lo dico senza tentennamenti, credo che si possa e si debba fare ancora di più, ma al tempo stesso, se mi guardo indietro, sono orgoglio- sa di aver contribuito a portare la cultura del live, di questo live, nel nostro territorio. Quando potremo tornare a stare insieme, a vivere l’esperienza della musica e dello spettacolo dal vivo, ci vorrà ancora più attenzione ai dettagli, ancora più cuore, più capacità di offrire un prodotto realmente sartoriale nel quale giovani e meno giovani, famiglie, bambini possano trovare tutto quello del quale hanno bisogno. La cosa più sbagliata per chi fa il nostro mestiere sarebbe quella di riaprire, di immaginare una produzione massificata, magari per recuperare questo anno così difficile, perdendo la qualità e pensando che tanto, dopo tanta “assenza”, al pubblico possa andare bene tutto. Io credo che se ci comportassimo così perderemmo vent’anni di storia e di fiducia”. “Noi di Zed, viceversa, intendiamo fare delle sorprese al nostro pubblico quando potremo riaprire. Non soltanto divertimento o gadget, ma vere e proprie azioni che ci rendano protagonisti del cambiamento. Stiamo lavorando per rendere le nostre venue le più sostenibili possibili dal punto di vista ambientale: intendiamo investire, molto, per una importante riduzione del consumo energetico sopratutto per ciò che concerne riscaldamento e raffreddamento delle strutture, renderemo i nostri eventi plastic free e, per esempio, costruiremo aree parcheggio prioritarie per mezzi ad alimentazione elettrica. Anche se non possiamo fare eventi, questo è un anno di duro lavoro di riflessione e, in alcuni casi, anche di ripensamento. Nel corso di tutto questo tempo sono state molte le innovazioni che abbiamo introdotto e, spesso, me ne sono occupata personalmente trovando, poi, grande sostegno da parte dei miei due soci”.
“Io non credo che noi donne ci dobbiamo essere per forza o per quota. Credo però, come ha detto il Presidente Draghi, che sia giunto il tempo di misurare i talenti in una partita non truccata. Io non voglio essere chiamata “Lady Live” o la “Signora dei concerti”, io voglio contribuire a dimostrare che donne e uomini vanno messi nelle stesse condizioni di poter fare bene, lasciando poi che sia la capacità di ciascuno a parlare. Certo, questo lo voglio concedere, noi donne, in un mondo molto maschile come è il nostro, hanno la capacità di inserire un plus di umanità nelle produzioni. Infatti tutte le strutture che, come la nostra, si occupano di live vedono la presenza di una grande donna nel gruppo di testa anche se spesso sono poco visibili. Il mio appello a tutte le donne è di coltivare, tutte insieme, i propri talenti senza farci scegliere da altri o, peggio ancora, imporre per quota”.
“Noi ci auguriamo che questo momento così difficile per tutti noi possa finire il prima possibile. In questi mesi stiamo guardando, come abbiamo sempre fatto, al futuro e quando si potrà vorremmo ricominciare la nostra attività live con un grande evento che faccia da spartiacque, attraverso il quale ricordare quanto accaduto, chi purtroppo non c’è più e a quelle donne e quegli uomini ai quali, evidentemente, dobbiamo molto. Ci deve essere questo passaggio: dopo tutto questo tempo sarebbe innaturale ricominciare come se nulla fosse successo”. (m.b.)
 
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