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Dal 27 marzo in mostra i grandi crocifissi di Donatello

crocifisso servi2
crocifisso servi2 Dopo una lunga e complessa opera di restauro, iniziata nel 2012, lo straordinario crocifisso della chiesa dei Servi, recentemente attribuito a Donatello, verrà restituito alla città, ma prima di tornare alla sua storica e antica sede, sarà al centro di una mostra-evento di grande rilevanza. Dal 27 marzo al 26 luglio prossimi, per iniziativa della Diocesi di Padova, lo scenografico salone dei Vescovi del Palazzo Diocesano ospiterà infatti, per la prima volta insieme, tre grandi crocifissi che Donatello produsse nel corso del- la sua vita: quello realizzato per la chiesa di Santa Croce in Firenze (1406-08) - oggetto di una celebre gara con l’antagonista Filippo Brunelleschi raccontata da Giorgio Vasari nel- le sue Vite -, quello dei Servi e quello bronzeo della Basilica di Sant’Antonio a Padova (1443-1449). Un’opportunità assolutamente unica e inedita di osservare da vicino i tre capolavori, leggendo attraverso di essi il percorso compiuto dall’artista dagli anni giovanili alla piena maturità, e di confrontarsi con il fulcro del messaggio cristiano attraverso l’interpretazione che un grande artista del Rinascimento ne ha dato nel corso della sua esistenza. Vero e proprio protagonista dell’esposizione, il crocifisso padovano della chiesa di Santa Maria dei Servi vanta una storia del tutto particolare, che lo vide oggetto di un evento miracoloso. Nel 1512 il manufatto sacro trasudò sangue dal volto e dal costato per oltre quindici giorni, attirando l’attenzione del vescovo vicario di Padova Paolo Zabarella, che raccolse il prezioso liquido in un’ampolla ancora oggi conservata in un reliquiario all’in- terno della chiesa. La straordinaria devozione popolare che conseguì al miracolo offuscò fino a condannare all’oblio la paternità dell’opera, nientemeno che del grande Donatello. Nel 2008 il colpo di scena: presso la Beinecke Library della Yale University, viene riscoperto il primo volume dell’edizione del 1550 delle Vite di Giorgio Vasari, contenente annotazioni manoscritte fino a quel momento sconosciute, tra le quali una in particolare fa saltare sulla sedia gli studiosi responsabili della scoperta, Marco Ruffini e Francesco Caglioti. La nota recitava: “Ha [Donatello] ancor fato il Crucifixo quale è ora in chiesa di Servi di Padoa”. Se in un primo momento l’attribuzione ha suscitato qualche perplessità e un atteggia- mento di prudenza all’interno della comunità scientifica, oggi i risultati del restauro, realizza- to con il finanziamento del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, non la- sciano più dubbi. E un’altra sorpresa attende i padovani abituati a vedere il crocifisso sotto le finte spoglie di un manufatto bronzeo: rimossa la ridipintura a finto bronzo che la ricopriva, l’opera rivela ora tutta la qualità dell’intaglio e della policromia originaria, in buona parte conservatasi, restituendo a Padova un capolavoro che va ad aggiungersi alle altre opere che Donatello ha lasciato durante la sua permanenza in città, tra cui la celebre statua equestre del Gattamelata, aggiungendo un ulteriore tassello nella vicenda biografica dell’artista.   Laura Organte
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