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CULTURA

“Il medico ungherese. Bambini ebrei salvati e donne coraggiose a Este”

Storie di coraggio e solidarietà femminile

Beatrice Andreose

Beatrice Andreose

Il medico ungherese. Bambini ebrei salvati e donne coraggiose a Este” è il titolo del libro che Beatrice Andreose, giornalista e storica, ha dedicato alle storie legate alla persecuzione degli ebrei avvenuta nella sua città. Con una prefazione di Giorgio Romanin Jacur, vicepresidente del Museo della Padova Ebraica, il volume vuole dare risalto alle vite salvate: «Quando si narra di guerra, spesso gli storici scrivono delle perdite in combattimento. La storia che vado a raccontare testimonia come il sangue possa essere risparmiato anche da chi non esercita il potere: le donne, in particolare, che, con prudenza e coraggio, si sono attivate per salvare delle vite, anche a costo di sacrificare la propria» spiega Andreose. «Mostra che ciascuno di noi ha il potere di contenere e contrastare la violenza in tutte le sue forme, assumendosi la responsabilità di proteggere le vite di chi viene perseguitato. Opporsi alla logica dell'amico/nemico e all'annientamento dell’avversario è essenziale: questa logica è infatti alla base delle società patriarcali e autoritarie, e, di conseguenza, delle ingiustizie e delle guerre». Un libro che racconta la solidarietà nata tra donne di generazioni diverse, appartenenti alla media borghesia atestina, nei confronti di una famiglia e, soprattutto, di due bambini: «Il frutto della mia ricerca è un racconto intenso, come i fatti e il periodo storico a cui si riferisce, diviso in due periodi: quello padovano, che va dall’arrivo del giovane Marcello Abrahamsohn a Padova, fino al 1943, e quello atestino, che si snoda tra il 1943 e il 1945» conclude la scrittrice.

GZ

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