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Renato Capuzzo, l'uomo chiave del settore giovanile

Da cinque anni è l’uomo chiave del settore giovanile dell’A.c. Pontecorr. Spetta a lui tenere le fila di una serie di delicati rapporti con allenatori, dirigenti accompagnatori e genitori di una schiera di bambini e ragazzini (una settantina quelli dai 5 ai 12 anni) in piena fase evolutiva, quando lo sport (il calcio in questo caso) è soprattutto una palestra di vita. Renato Capuzzo racconta così la sua esperienza e il suo impegno quotidiano tra i campi di gioco e gli spogliatoi. Che ruolo hanno gli allenatori nel settore giovanile? “Devo dire che sono davvero soddisfatto dei nostri allenatori che per prima cosa ricoprono il ruolo fondamentale di educatori. Sono tutti ragazzi molto preparati, sia da un punto di vista tecnico sia dal punto di vista umano e comportamentale, capaci di trasmettere anche dei valori umani che vanno oltre il campo di gioco. A loro chiedo di lavorare sempre con impegno e di tentare di trasmettere tutta quella passione, dedizione e spirito di sacrificio che purtroppo è sempre più difficile trovare nelle nuove generazioni”.
E i dirigenti accompagnatori? “Ho la fortuna di avere un gruppo di dirigenti affiatati e intelligenti. Per il buon funzionamento della società è necessario che ciascuno adempia le proprie funzioni e rispetti il ruolo che gli è stato assegnato”. Come si gestisce il sempre delicato rapporto con i genitori dei piccoli calciatori? “E’ una questione delicata. In questi anni sono riuscito con dedizione a istaurare un buon dialogo, cercando di “educarli” su cosa debbano pretendere dai propri figli in ambito sportivo. Bisogna evitare inutili pressioni sui ragazzini, che non devono necessariamente diventare dei campioni ma innanzitutto assimilare una cultura sportiva e un’educazione basata sul rispetto degli altri”. A cura di Alessandro Cesarato
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