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Stelvio Boaretto scala la Dea Turchese

PONTELONGO stelvio boaretto in cima cho oyu
PONTELONGO stelvio boaretto in cima cho oyuIl Cho Oyo, 8201 metri, per i tibetani è la “Dea Turchese”. E’ la sesta montagna più elevata della Terra. Situata sul confine tra Cina e Nepal, fa parte della catena dell’Himalaya e sta a circa 20 km ad ovest dell’Everest. Tutto questo per dire che scalarlo, per di più senza l’ausilio di bombole d’ossigeno, non è impresa da e per tutti. Tra questi privilegiati c’è Stelvio Boaretto, che in questa maniera ha così coronato il suo sogno di salire in cima al mondo e toccare letteralmente il cielo con un dito. Un’avventura durata complessivamente quaranta giorni e che difficilmente potrà dimenticare. Boaretto ha 52 anni e con la moglie vive a Pontelongo da altre 15 anni. “Non sono un alpinista - esordisce con un sorriso Boaretto, che nella vita fa il veterinario e ha uno studio al Albignasego - ma un uomo di campagna che ama da sempre la montagna. In mancanza di alternative mi sono allenato per quasi un anno correndo il più possibile, con il sole e con la pioggia, consapevole che non sarebbe stato l’allenamento più specifico. L’importate era comunque arrivare alla partenza in buona forma fisica e mentale”. Boaretto è salito con una spedizione che comprendeva altri sei italiani, di cui due, sebben più esperti, sono stati costretti a fermarsi prima della vetta. Dopo alcune settimane di ambientamento trascorse nel campo base (5.700 m), nella finestra di bel tempo tra fine settembre e inizio ottobre, è iniziata l’ascesa alla vetta che è durata quattro giorni. Una scalata che non è lineare, ma una continua spola tra campi posti a diverse altitudini per abituare il fisico in maniera graduale a situazioni estreme. “Per fare l’ultimo tratto - continua nel suo racconto - siamo partiti a mezzanotte con le stelle a farci compagnia. Alle 8.30 eravamo in cima: un’emozione indescrivibile!”. Cosa non dimenticherà mai Boaretto di questa esperienza? “La fatica estrema - dice senza mostrare dubbio - perché a quelle quote e senza ossigeno ad ogni due passi sei costretto a piegarti su te stesso per recuperare. A superarla solo la meraviglia e l’incanto per un paesaggio unico”.
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