Tavola rotonda promossa da Coldiretti sulla sostenibilità della viticoltura. E’ emersa l’opportunità di puntare sull’innovazione, ma con moderato entusiasmo. C’è da salvare il patrimonio di uve doc e vini autoctoni
Tavola rotonda a fine febbraio in Corte Benedettina sulla sostenibilità in viticoltura. L’ha promossa Coldiretti che ha voluto porre l’attenzione su un tema che, dopo sessant’anni di ricerche, ancora fa discutere scienziati, produttori e consumatori. Viti resistenti come nuova frontiera su cui puntare? Sì, ma con moderazione. Rappresenta sicuramente una nuova strada da percorrere, tra l’altro in parte ancora da esplorare, ma bisogna comunque fare i conti con un patrimonio di uve doc e vini autoctoni che va preservato. La prima parte, aperta dai saluti del presidente di Coldiretti Daniele Salvagno, è stata curata da docenti universitari che hanno sottolineato una realtà effettiva di venti varietà incrociate tra specie europee e internazionali già iscritte al catalogo e pronte a dare uva da vino e da tavola Igt anche in Veneto. Attualmente, su circa 90 mila ettari regionali, 147 sono vocati a questa scelta praticata da alcuni viticoltori trevigiani, padovani e bellunesi. La curiosità da parte dei consumatori è significativa per questa nuova soluzione che interessa per gli aspetti ambientali oltre che per la qualità del prodotto enologico che sarebbe ottenuto con l’85% in meno dei trattamenti nei casi di malattie come peronospora e oidio. “Le varietà resistenti, utilizzate entro il 15% - ha precisato Gianluca Fregolent della Direzione Agricoltura della Regione - potrebbero essere utilizzate vicino a luoghi pubblici, asilo, scuole e corsi acqua”. Il viticoltore padovano Michael Toniolo ha introdotto lo scorso anno i vitigni residenti nella sua azienda “Parco del Venda” sui Colli Euganei. “Abbiamo iniziato con un ettaro e mezzo di rosso e l’esperienza è più che positiva - ha spiegato - le uve raccolte sono ottime e il vino è buono, inoltre abbiamo ridotto i trattamenti e non abbiamo l’ansia di correre in vigneto a trattare subito dopo una pioggia”. “Sulla sostenibilità - ha affermato più scettico Stefano Zanette, numero uno del Consorzio del Prosecco - manca un disegno politico nazionale che dia possibilità di gestire al meglio questo approccio responsabile. Su vitigni resistenti invito a non creare false aspettative, bisogna lavorarci, fare ricerca ma pensare di sostituire tutto è impensabile. Ben vengano come fasce tampone nelle nostre denominazioni che sono il nostro vero patrimonio”. Alessandro Cesarato
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