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Memoria collettiva
08.10.2024 - 18:17
Thomas Piccinini di Autonomia Veneta
Il 9 ottobre 1963, una frana di 270 milioni di metri cubi di roccia si staccò dal Monte Toc, scivolando nel bacino della diga del Vajont. Questo disastro provocò un’ondata devastante che travolse Longarone e le frazioni di Erto e Casso, causando la morte di circa 2.000 persone. In occasione del 61° anniversario di questa tragedia, il consigliere regionale Tomas Piccinini, di Veneta Autonomia, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di preservare la memoria collettiva come strumento civico per evitare il ripetersi di eventi simili.
Piccinini ha descritto il Vajont come uno dei disastri più devastanti della storia italiana, evidenziando l’importanza di mantenere una vigilanza costante sul territorio e di sensibilizzare le nuove generazioni. “Questo anniversario è non solo un momento di commemorazione per le vittime, ma anche un’occasione per riflettere sulle responsabilità umane che hanno portato a questa tragedia,” ha affermato. La calamità è stata il frutto di errori di valutazione e decisioni sconsiderate, che hanno ignorato i segnali di instabilità geologica.
Domani, le comunità colpite si uniranno per ricordare le vittime attraverso cerimonie commemorative a Longarone e nei comuni limitrofi. Le celebrazioni comprenderanno messe in suffragio, momenti di raccoglimento e iniziative educative per i giovani, affinché il ricordo del Vajont continui a vivere come un monito per il futuro. Piccinini ha esortato a promuovere con ogni sforzo la conservazione della memoria collettiva, affermando: “La memoria non è ciò che ricordiamo, ma soprattutto ciò che ci ricorda. Perdere il passato significa perdere il futuro.”
Infine, il consigliere ha sottolineato che ricordare il Vajont non significa solo onorare chi non c’è più, ma anche rendere omaggio a coloro che hanno lavorato instancabilmente per far risorgere la vita dalle macerie. La rinascita di Longarone, oggi uno dei centri produttivi più vivaci della Regione, è stata possibile grazie a chi ha scelto di restare e ricostruire, trasformando il dolore in opportunità di riscatto e rinascita.
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