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Il ritiro delle deleghe segna una svolta nell'amministrazione locale
11.12.2024 - 13:27
Mattia Maniezzo, FdI, ex assessore della giunta Cittadin (foto presa da Facebook)
Il clima politico a Rovigo è stato scosso da una decisione che ha sorpreso molti: il sindaco Valeria Cittadin ha ritirato le deleghe all’assessore Mattia Maniezzo, interrompendo un’esperienza amministrativa che sembrava consolidata. Il provvedimento del primo cittadino segna un punto di rottura all’interno della giunta, già alle prese con discussioni interne e tensioni tra le diverse forze politiche che la compongono. Il fatto che Maniezzo fosse espressione di Fratelli d’Italia, il partito di maggioranza relativa, ha amplificato l’impatto della vicenda, destando preoccupazioni anche a livello regionale.
Le cause dietro la decisione
La giunta di Rovigo si trovava all'inizio del suo mandato, con un'apparente armonia tra i suoi membri, quando la vicenda Maniezzo ha messo in luce le prime crepe. Le motivazioni precise dietro la decisione di Cittadin non sono state ufficialmente comunicate, ma le voci circolate parlano di una gestione amministrativa che non avrebbe più trovato sintonia tra il sindaco e l’assessore. La rottura con Maniezzo, esponente di una delle correnti più influenti di Fratelli d’Italia, ha sollevato interrogativi sugli equilibri interni alla giunta e sul futuro rapporto tra il sindaco e il partito di Giorgia Meloni.
La mossa potrebbe indebolire la coesione della giunta e portare a un rimescolamento degli equilibri politici, con ripercussioni anche sulle alleanze future a livello locale.
Le reazioni dei consiglieri
Le prime reazioni politiche sono state tempestive e contrapposte. Diego Crivellari, consigliere comunale del Partito Democratico, ha espresso la sua sorpresa e preoccupazione per la decisione del sindaco: "Attendiamo che si sollevi il velo su questo strano alone di segretezza. La mossa sembra segnare la fine della luna di miele tra l'amministrazione e l'elettorato. La decisione del sindaco Cittadin non può essere ignorata, in quanto incide sugli equilibri interni alla giunta e sui rapporti con Fratelli d’Italia, che potrebbe sentirsi indebolito dalla scelta".
Anche Antonio Rossini, consigliere comunale di opposizione, ha commentato la decisione con toni critici, pur riconoscendo un lato positivo: "Prendo atto che è venuto meno il rapporto fiduciario. Gli assessori devono essere coerenti con le idee politiche del primo cittadino e relazionarsi con umiltà con i consiglieri. Il sindaco ha dato un segnale educativo, che potrebbe essere utile anche per altri membri della giunta. Non escludo che la scelta possa innescare ulteriori tensioni politiche".
Le conseguenze politiche e le possibili sostituzioni
La decisione di Cittadin avrà inevitabilmente ripercussioni politiche. La rottura con Maniezzo, espressione di Fratelli d’Italia, potrebbe indebolire la coesione interna alla giunta e mettere in discussione i rapporti tra il sindaco e il partito di Giorgia Meloni. Secondo alcuni osservatori, la rimozione di Maniezzo potrebbe rappresentare un passo indietro nella rappresentanza del partito a livello locale, con il rischio di frizioni che potrebbero riverberarsi più alto, in vista delle elezioni regionali.
In questo contesto, si fanno già i primi nomi per la sostituzione di Maniezzo. L’attenzione sembra concentrarsi su due figure: Cristina Folchini e Sofia Tasinato. Entrambe, infatti, sono considerate valide alternative, anche se la partita per la sostituzione è ancora aperta e potrebbero emergere nuovi candidati nelle prossime settimane. La scelta del sindaco sarà decisiva per definire il futuro degli equilibri politici all’interno della giunta, ma anche per stabilire le alleanze con gli altri partiti della coalizione.
Giacomo Capovilla
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