Dalle prime ore di oggi, i Carabinieri di Venezia stanno dando esecuzione ad una serie di misure di custodia cautelare in carcere emesse nei confronti di un gruppo criminale dedito alla clonazione e all’utilizzo fraudolento di carte di credito. Le indagini, condotte a partire dal luglio 2015 dai militari dell’Arma sotto la direzione della Procura della Repubblica di Venezia, sono scaturite dalle segnalazioni ricevute da numerosi turisti stranieri soggiornanti in strutture alberghiere di Mestre che si sono visti prosciugare i conti delle proprie carte di credito durante i periodi di permanenza in Italia. I colpi sono stati messi a segno da un'organizzata e specializzata banda criminale rumena che poteva contare su un addetto infedele operante in una cooperativa di servizi generici, che aveva accesso a diverse strutture alberghiere di Mestre e che, approfittando della possibilità di usufruire di un pass-par-tout, accedeva nelle camere di facoltosi clienti stranieri durante la loro assenza nell'orario della colazione, ricercando le carte di credito da clonare attraverso uno skimmer portatile. Una volta carpiti i dati delle bande magnetiche, questi venivano trasmessi ad un altro componente della banda che attraverso altra tipologia di skimmer, denominata “writer” imprimeva i codici su carte magnetiche di vario genere ricreando così la carta di credito originaria. La banda in questo modo era entrata in possesso di numerose Visa, Mastercard e American Express intestate per lo più a stranieri che difficilmente si accorgevano nell'immediatezza della clonazione subìta. A questo punto, per ottenere le somme dai conti correnti delle vittime, era necessaria la fondamentale opera di un terzo soggetto, incensurato e quindi “insospettabile”, che a differenza degli altri, pregiudicati, poteva intestare a suo nome imprese commerciali individuali e quindi accendere presso vari istituti bancari di Mestre conti correnti, richiedendo terminali POS portatili da utilizzare ufficialmente per l'esercizio della fittizia professione di venditore ambulante. In realtà tali POS erano necessari per il prelievo delle somme dalle carte di credito clonate senza l'intermediazione di esercenti compiacenti che accettassero le carte contraffatte; somme che finivano direttamente sul conto corrente collegato al POS e quindi nelle mani dei criminali che potevano quindi immediatamente fruirne attraverso gli acquisti e i prelievi agli atm effettuati dagli altri membri del sodalizio. Le indagini, sviluppate attraverso una complessa attività di riscontro articolatasi con la raccolta di numerose dichiarazioni testimoniali, accertamenti bancari, perquisizioni, indagini informatiche, analisi di tabulati telefonici degli indagati e dei registri elettronici di numerose strutture alberghiere, verifiche rese possibili solo grazie all’attenta e celere azione svolta dalla Procura della Repubblica di Venezia, ha permesso di certificare un giro d’affari da un centinaio di migliaia di euro ai danni di numerosi turisti per lo più di nazionalità straniera, nonché ricostruire i ruoli esatti di ciascuno dei cinque appartenenti della banda.
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