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Agricoltura: calano le rese del frumento, colpa della siccità dello scorso inverno, bene il mais nel Rodigino

Chiara Dossi 2

“I lunghi mesi di siccità non hanno consentito lo sviluppo ottimale del grano, comportando una maturazione non omogenea"

Non sono bastate le piogge abbondanti tra maggio e giugno a garantire la crescita ottimale del frumento. Il lungo periodo di siccità tra l’autunno e l’inverno ha portato a un calo delle rese della coltura, in raccolta in questi giorni in tutto il Veneto. “I lunghi mesi di siccità non hanno consentito lo sviluppo ottimale del grano, comportando una maturazione non omogenea – sottolinea Chiara Dossi, presidente della sezione cereali alimentari di Confagricoltura Veneto e titolare di un’azienda prevalentemente cerealicola ad Adria – Ci sono stati forti problemi con le semine, anche per la difficoltà di preparare i terreni essendo duri e disidratati. Il calo sta colpendo soprattutto il frumento duro, con perdite che arrivano fino al 35% e qualità a volte compromessa. Andamento a macchia di leopardo, a seconda delle zone, per il frumento tenero, dove la riduzione oscilla tra il 10 e il 15%”. Le piogge tra maggio e giugno hanno invece creato qualche problema all’orzo. “L’acqua da un lato ha portato grande beneficio alle falde e alle semine, ma dall’altro ha creato problemi di qualità alle colture autunno – vernine come grano e orzo – prosegue Chiara Dossi – La difficoltà di lavorare i terreni impregnati d’acqua e di fare i necessari trattamenti ha comportato l’insorgenza di malattie fungine. Le previsioni per l’orzo sono di un calo del peso specifico, anche se a macchia di leopardo. Ci saranno zone con rese magari inferiori all’anno scorso ma soddisfacenti, mentre altre mostreranno una maggiore sofferenza”. L’estate siccitosa del 2022 ha portato ad un aumento delle superfici a orzo, così come la futura nascita in Polesine, a Loreo, della più grande malteria d’Italia, che dovrebbe aprire entro un paio d’anni e produrre 40.000 tonnellate di malto da birra all’anno. “Un progetto interessante – dice Dossi – che sta inducendo molte aziende agricole venete ad aumentare le superfici ad orzo per la produzione di birra, nella speranza che la nuova filiera possa valorizzare il prodotto”. Per la coltivazione di frumento tenero, il Veneto è secondo in Italia con 96.000 ettari, con capolista Rovigo (23.800 ettari). La superficie di frumento duro è salita a circa 19.400 ettari (+34%) e vede sempre Rovigo primattrice con 12.650 ettari, con oltre il 65% delle superfici coltivate. La superficie coltivata a orzo è aumentata del 20%, portandosi a 21.500 ettari. Rovigo in questo caso è penultima con 3.100 ettari. “Dopo la torrida estate del 2022 e l’inverno arido di piogge, eravamo partiti con il timore di dover affrontare un’altra stagione fortemente critica, tanto che avevamo assistito a un calo drastico di semine di mais e ad un aumento di quelle di grano e orzo – spiega la Rossi –  Invece, a sorpresa, c’è stata questa inversione, che da un lato ha portato grande beneficio alle falde e alle semine, ma dall’altro ha creato problemi di qualità alle colture autunno -vernine come grano e orzo”. Per quanto riguarda il mais, le semine sono state avvantaggiate dalle piogge, a parte le zone colpite dalle grandinate di fine aprile, dove è stata necessaria la risemina. I costi di produzione rimangono alti, anche se c’è stato un calo delle tariffe dell’energia. Il Veneto è il primo produttore di mais in Italia con una superficie complessiva di 184.000 ettari: Rovigo si colloca al terzo posto. Bene anche la soia, 148.000 ettari e +5,3%.Anche in questo caso Rovigo è terza. Marco Scarazzatti
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