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Emergenza Idrogeologica. CAMPOSAMPIERESE OVEST 1/3

Agricoltura sotto assedio: il clima cambia, i campi affondano

Il grido d’allarme di Coldiretti: “I fenomeni estremi non sono più un’eccezione. L’agricoltura rischia il collasso senza interventi strutturali”

muson dei sassi

Non è più una questione di "se", ma di "quando" e "quanto". I cambiamenti climatici stanno trasformando profondamente il volto dell’agricoltura padovana e veneta, con eventi estremi che si susseguono con inquietante regolarità. “Non sono più l’eccezione, ma la regola”, denuncia Roberto Lorin, presidente di Coldiretti Padova, indicando un fenomeno che da tempo non si può più definire emergenza, ma nuova normalità.

L’agricoltura, da sempre esposta agli umori del clima, oggi deve fare i conti con una doppia minaccia: da un lato nubifragi violenti, grandinate, venti impetuosi e precipitazioni concentrate in poche ore, dall’altro lunghi periodi di siccità, ondate di calore, malattie delle colture e nuovi parassiti. Un mix esplosivo che sta mettendo in ginocchio anche territori storicamente considerati sicuri, come il Camposampierese, dove nemmeno una fitta rete irrigua è riuscita a scongiurare allagamenti mai registrati prima.

L’episodio più recente riguarda le tracimazioni del Muson dei Sassi, che hanno sommerso campi e aziende agricole, colpendo anche stalle e allevamenti. “Perfino le aree non classificate a rischio idraulico – prosegue Lorin – si sono ritrovate con l’acqua alla gola. E in questi casi, i primi a pagare il prezzo più alto sono sempre gli agricoltori”.

A preoccupare è l’assenza di un sistema efficace di gestione delle risorse idriche. Troppa acqua in poco tempo, troppo poca quando servirebbe. È su questo squilibrio che Coldiretti insiste da anni, sollecitando interventi strutturali e la rapida attuazione del piano invasi. In collaborazione con ANBI è stato già elaborato un progetto cantierabile per realizzare una rete di piccoli bacini di accumulo in grado di portare la raccolta dell’acqua dall’attuale 11% al 50%.

Questi “laghetti” avrebbero un duplice ruolo: garantire riserve idriche durante i periodi di siccità e contenere le acque piovane durante le piogge torrenziali, prevenendo allagamenti e frane. In Veneto ne sono già previste diverse decine. Inoltre, potrebbero essere utilizzati anche per la produzione di energia rinnovabile, con un impatto minimo sul paesaggio.

Il nostro obiettivo – spiega Lorin – è raddoppiare la capacità di raccolta dell’acqua piovana, mettendola a disposizione non solo dell’agricoltura, ma anche per usi civili e per la produzione di energia idroelettrica. Serve però un cambio di passo: le opere già esistenti devono essere manutenute, mentre nuove infrastrutture devono rispondere ai nuovi parametri idro-meteorologici”.

I consorzi di bonifica non stanno a guardare. Stanno investendo anche in tecnologie d’avanguardia, come l’intelligenza artificiale, per monitorare e gestire i rischi climatici in modo predittivo e non più reattivo.

Se l’agricoltura è tra le prime vittime dei cambiamenti climatici, può e deve essere anche parte della soluzione. Ma servono strumenti adeguati: incentivi per la difesa attiva e passiva, agevolazioni mirate, sostegno economico per le aziende in difficoltà. “Il PNRR rappresenta un’opportunità, ma va sfruttato in modo strategico – conclude Lorin –. L’agricoltura è chiamata a una nuova sfida: leggere i segnali del clima, adattarsi, innovare. Ma non può farlo da sola. Le istituzioni devono accelerare su investimenti e interventi che rispondano a un clima che non aspetta”.

Sara Busato

 

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