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Rovigo, era il centro d’eccellenza per la cannabis terapeutica: chiude

La politica a una sola voce si oppone alla chiusura del Crea-Cin di Rovigo, prevista dal Piano degli interventi di incremento dell’efficienza organizzativa ed economica, finalizzati all’accorpamento, alla riduzione e alla razionalizzazione delle strutture del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria. Secondo tale Piano, le sedi dell’ente nazionale vigilato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, dovranno diventare non più di 40. Ma l’eventuale chiusura del Crea-Cin di Rovigo, centro nazionale di ricerca della canapa, “metterebbe a rischio la produzione di cannabis a scopi medici avviata in via sperimentale lo scorso anno, oltre a vanificare gli investimenti già fatti per la produzione delle talee destinate allo stabilimento militare farmaceutico di Firenze” spiega l’on. Diego Crivellari (Pd). Per non parlare dell’importanza del centro polesano per la bieticoltura, unico impianto di lavaggio e analisi delle barbabietole per la certificazione e la registrazione di nuove varietà. Per queste ragioni Crivellari ha presentato un’interrogazione al Ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina chiedendo “se e in che modo il ministero competente intenda intervenire per salvaguardare un centro di eccellenza per la ricerca, evitando la chiusura di una sede di eccellenza come il Crea-Cin di Rovigo”. Una seconda interrogazione è stata depositata dalla deputata Silvia Benedetti (M5s): “È gravissimo che in nome del risparmio e della cosiddetta efficienza organizzativa, si sacrifichi il mondo della ricerca scientifica e le esperienze virtuose che ne fanno parte - afferma la Benedetti insieme alla consigliera regionale Cinque Stelle Patrizia Bartelle -. Dietro lo slogan propagandistico della razionalizzazione delle risorse, che è alla base della scelta di ridurre e accorpare queste strutture su tutto il territorio nazionale, il Governo sta operando una scelta assolutamente irrazionale”. Contrario alla chiusura anche il consigliere regionale del Graziano Azzalin, che dichiara: “Fermare il Crea di Rovigo vorrebbe dire impoverire il nostro Paese, ancora una volta tagliando dove non si deve tagliare, sacrificando una piccola e non certo costosa unità che dà risultati concreti, magari lasciando in piedi strutture dirigenziali onerose e improduttive”. E conclude con una stoccata politica, rivolta al ministro Martina, che in passato si era speso per il salvataggio dell’allora Cra-Cin di Rovigo: “Non vorrei che con la sua svolta renziana perdesse la sua qualità di tenere i piedi per terra e il contatto con il territorio per dedicarsi alla vuota retorica che poi non produce frutti: delle chiacchiere ne abbiamo abbastanza, quello che contano sono i fatti”.
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