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Pelle e sole. AIRC e Federfarma per un’esposizione al sole in sicurezza

L’iniziativa è volta ad informare sulle buone abitudini da seguire per ridurre il rischio di tumori della pelle

crema solare

Al sole in sicurezza è la campagna informativa lanciata da Airc, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, e Federfarma sulle abitudini e sui comportamenti corretti da adottare per ridurre il rischio di cancro della pelle. Nel materiale divulgativo a disposizione nelle farmacie, Airc offre gli strumenti per l’individuazione del proprio fototipo - 6 in tutto a partire dai capelli biondo-rossi con pelle chiara ai capelli scuri con carnagione scura - in rapporto ai quali vengono fornite le specifiche informazioni sulle diverse reazioni all’esposizione solare e l’adeguato fattore di protezione.

L’adesione al progetto costituisce un atto concreto di responsabilità sociale per diffondere la cultura della prevenzione che nel caso della protezione solare è rivolta al 100% della popolazione con esigenze, però, molto diverse da soggetto a soggetto a seconda del fototipo, della condizione della pelle e dell’età”, sottolinea Elena Vecchioni, presidente Federfarma Verona. “Airc – aggiunge Vecchioni - punta sulle farmacie territoriali per la massima divulgazione delle informazioni sanitarie che arrivano quindi alla popolazione in maniera semplice ed efficace grazie al contatto quotidiano tra i cittadini e il farmacista, in grado, grazie alla sua preparazione, di offrire un qualificato servizio professionale e personalizzato. Le protezioni solari vanno scelte con attenzione considerando anche la loro deperibilità, come giustamente sottolinea Airc”.

Fra i consigli contenuti nella brochure realizzata dall’Airc, l’applicazione della crema 30 minuti prima di uscire di casa e ogni 2 ore o dopo ogni evento che può rimuoverla (come un bagno o un’attività che fa sudare).

Prima di utilizzare la protezione solare è importante controllare la scadenza e verificare che sia ancora valida, in genere è efficace fino a 9-12 mesi dall’apertura.

Dagli studi dell’Istituto Superiore di Sanità emerge che, rarissimo prima della pubertà, il melanoma colpisce prevalentemente soggetti di età compresa tra i 30 ed i 60 anni e di classe sociale medio-alta.

Considerato fino a pochi anni or sono una neoplasia rara, oggi mostra una incidenza in crescita costante in tutto il mondo e numerosi studi suggeriscono che essa sia addirittura raddoppiata negli ultimi 10 anni.

A livello mondiale, si stima che nell’ultimo decennio il melanoma cutaneo abbia raggiunto i 100.000 nuovi casi l’anno: un aumento di circa il 15% rispetto al decennio precedente. Il melanoma cutaneo è, in particolare, decine di volte più frequente nei soggetti di ceppo europeo (caucasici) rispetto alle altre etnie. I tassi di incidenza più elevati si riscontrano infatti nelle aree molto soleggiate e abitate da popolazioni di ceppo nordeuropeo, con la pelle particolarmente chiara.

In Italia la stima dei melanomi, e dei decessi ad essi attribuiti, è tuttora approssimativa: si aggira attorno a 7.000 casi l’anno.

Per quanto concerne la mortalità, sulla base della documentazione disponibile dalle strutture nazionali, esiste una difficoltà a distinguere, nei certificati di morte così come sono predisposti, il melanoma dagli altri tumori maligni della pelle. A questa carenza lo specialista può sopperire induttivamente, sapendo che:  a) il decesso per tumore cutaneo di una persona al di sotto dei 45 anni è molto probabile sia dovuto a melanoma; b) al di sotto dei 65 anni, solo raramente non lo è.

Nell’ultimo quinquennio, dunque, in Italia i decessi attribuiti a melanoma cutaneo sono stati 4.000 nei maschi e oltre 3.000 nelle femmine, corrispondenti a tassi medi di mortalità rispettivamente di 5 e 6 su 100.000 abitanti l’anno. Però con punte di incidenza superiori a 10 per 100.000 abitanti in ambedue i sessi a Trieste e superiori al 6-7 per 100.000 a Genova, in Veneto ed in Romagna.

Nelle Regioni italiane settentrionali la mortalità per melanoma cutaneo è – per entrambi i sessi - circa il doppio di quella registrata nelle Regioni meridionali.

Nelle popolazioni europee, o di origine europea, tra il 1980 e il 2000 l’incidenza del melanoma cutaneo è aumentata ad un ritmo dei 4-8 per cento l’anno.

A livello delle diverse sedi anatomiche, il maggior aumento dell’incidenza è stato per i melanomi del tronco e minimo per quelli della testa e del collo, per quelli delle gambe gli incrementi sono stati più marcati nel sesso femminile.

Giulia Sciarrotta 

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