La leucemia mieloide acuta è una malattia che colpisce principalmente le persone anziane, ma fino ad oggi i dati sui trattamenti per questa fascia di pazienti erano limitati. Un nuovo studio, coordinato dal dottor Michele Gottardi, Direttore della UOC di Oncoematologia dello IOV-Irccs di Castelfranco Veneto, ha analizzato 229 pazienti over 60, seguiti per oltre venti anni. I risultati, pubblicati sulla rivista scientifica Haematologica, mostrano che un approccio terapeutico intensivo ha portato a una sopravvivenza globale a 5 anni del 44,2% e a una sopravvivenza libera da eventi del 32,9%.
Lo studio, che ha raccolto dati da ospedali, università e centri di ricerca di tutto il mondo, conferma che la chemioterapia intensiva può aumentare la durata della vita nei pazienti anziani affetti da leucemia mieloide acuta, in particolare nei casi di “core binding factor-acute myeloid leukemia” (CBF-AML), una sottocategoria della malattia che, pur essendo più comune nei giovani, mantiene la sua sensibilità alle terapie anche negli anziani.
Il dottor Gottardi sottolinea come i pazienti anziani siano generalmente esclusi dalla chemioterapia intensiva a causa dei rischi di tossicità e complicanze. Tuttavia, i risultati dello studio indicano che, nel caso delle CBF-AML, i rischi derivanti dalle terapie intensive sono giustificati da buone probabilità di successo.
“Questo studio rappresenta un traguardo significativo”, afferma Gottardi, “perché nessuno aveva mai dimostrato scientificamente con un campione così ampio la possibilità di successo della chemioterapia per questa tipologia di leucemia negli anziani. Il nostro studio è il più grande mai condotto su pazienti con CBF-AML over 60, un gruppo di persone in cui questa malattia è relativamente rara.”
Il Direttore Generale dello IOV, Maria Giuseppina Bonavina, ha commentato con soddisfazione il prestigio del risultato ottenuto, sottolineando che lo studio è stato coordinato dallo IOV di Castelfranco in collaborazione con centri di ricerca di fama internazionale come la Mayo Clinic di Rochester, Harvard Medical School di Boston, e il MD Anderson Cancer Center di Houston.
“Questi risultati potrebbero davvero cambiare l’approccio terapeutico alla leucemia mieloide acuta negli anziani, una popolazione che sta crescendo rapidamente e che rappresenta una sfida per la medicina oncologica” conclude Bonavina.
Lo studio, che coinvolge 37 centri di ricerca internazionali, potrebbe portare a una revisione delle pratiche terapeutiche per i pazienti anziani affetti da leucemia mieloide acuta, aprendo nuove possibilità di cura per questa fascia di popolazione.