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DENTRO LA NOTIZIA
03.10.2025 - 20:42
Parte da Treviso il nuovo campanello d’allarme, ma il problema riguarda tutto il Veneto: migliaia di insegnanti hanno chiesto il trasferimento, un numero in crescita rispetto agli anni scorsi, favorito dall’allentamento dei vincoli che limitavano la mobilità. Il rischio, segnalano sindacati e istituzioni scolastiche, è una vera e propria fuga di personale. Molti docenti, arrivati in Veneto da altre regioni, stanno valutando il ritorno a casa o un nuovo spostamento.
«Ogni anno ci troviamo a fare i conti con le stesse criticità – spiega Alvise Sponza, segretario generale FLC CGIL –. Assistiamo a un saldo negativo tra nuovi insegnanti e pensionamenti, e quest’anno il caro affitti ha colpito anche la provincia di Treviso. Sempre più colleghi sono costretti a rinunciare al posto di lavoro».
La questione non è solo personale, ma profondamente economica. Il costo della vita, e in particolare l’impennata degli affitti, sta diventando una delle ragioni decisive nelle scelte dei docenti. Per chi proviene da aree dove vivere costa meno, stabilirsi nelle province venete è sempre più difficile.
La conseguenza è una dinamica che rischia di aggravare la cronica carenza di insegnanti nelle scuole della regione. Per i neoassunti o i docenti con pochi anni di servizio, lo stipendio spesso non basta a coprire spese essenziali: l’alloggio assorbe gran parte del reddito, lasciando poco margine per risparmi, investimenti professionali o semplicemente per mantenere un tenore di vita dignitoso.
Le aule rischiano di svuotarsi non solo per il calo demografico, ma anche per mancanza di insegnanti. Dal cuore del Veneto arriva un nuovo allarme: il numero crescente di richieste di trasferimento da parte dei docenti potrebbe lasciare scoperte decine di cattedre già dal prossimo anno scolastico.
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