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Calcio. Serie C

Atalanta U23-Padova 1-1: il sorpasso del Vicenza è realtà

I biancoscudati cedono lo scettro dopo 34 giornate. Biancorossi a +1

Atalanta U23-Padova 1-1: il sorpasso del Vicenza è realtà

I tifosi del Padova @foto Andrea Amato

È successo. Sono passati 7 mesi, 217 giorni, 5208 ore. Dopo 34 giornate al primo posto il Padova cede e viene superato dal Vicenza. Giornata primaverile a Caravaggio. Il contesto dell’impianto dell’Atalanta U23 stona un po’ con l’importanza della partita, ma l’atmosfera è in qualche modo piacevole. Il sole, l’ora legale e il match alle 12.30. Si è dormito un’ora in meno. Ho riposato poco, ma sono attivo, mi sento come se toccasse a me a scendere in campo da lì a poco. In trasferta si arriva sempre un po’ in anticipo. C’è tutto il tempo per respirare i rumori e le sensazioni che precedono il grande evento chiamato partita. Qualche chiacchiera, si guarda il riscaldamento e poi si osserva la curva che piano piano inizia a riempirsi. I tifosi arrivano uno ad uno: i colori, le sciarpe, poi partono i canti. Si iniziano a scaldare anche loro. La squadra, chiamata a gran voce, viene a prendersi la benedizione prima dell’inizio. Il tempo è volato e si è giunti ai 90 minuti più belli della settimana.

È tutto l’anno che tormento Andreoletti con la domanda sul doppio centravanti, Bortolussi-Spagnoli: quando glielo chiedo ormai scoppia la risata generale. Ha optato per questa scelta e sono in qualche modo felice. Attacco pesante per il mister lombardo.
Rivedo in campo Belli, uno dei protagonisti della BBC. Mi ricordo in poco tempo perché mi era mancato: è pulito, ordinato e dà sicurezza ai compagni, Delli Carri e Perrotta, due veri animali della difesa. Belli governa con disciplina, mentre per gli altri c’è la licenza alla caccia degli attaccanti avversari. È tornato anche Fusi. Ringhio era un po’ appannato nell’ultimo periodo. Oggi torna ai livelli di un tempo. Con un inserimento da mezzala navigata si trova davanti a Vismara. Chiude gli occhi, spacca la porta e corre verso la sua gente.
Il Padova è in vantaggio. Eccola ora la partita che voleva Andreoletti: “Dobbiamo difenderci come una squadra che deve salvarsi”. E il Padova inizia a farlo, con la vecchia fame che era marchio di fabbrica di questi ragazzi prima della perdizione di un maledetto marzo. L’Atalanta è forte. Gioca, macina calcio, fraseggia. La muove nella trequarti padovana, cerca il varco giusto. Ma non si passa. Oggi ci si gioca tanto e la concentrazione è massima. È fine primo tempo, lo speaker annuncia che entrerà Vanja Vlaovich, il capocannoniere della C. Un leggero sibilo corre sulla schiena dei presenti, ma si fa finta di niente e si torna a guardare al futuro con fiducia.

Si riparte. Il copione si conferma nella direzione dell’Atalanta, che riprende il suo calcio ragionato: i ragazzini terribili, però, non sfondano. Fortin resiste, protetto dai compagni, attenti e in controllo. I minuti scorrono lentamente. Arriva il 90’. Punizione laterale. “Non fanno paura, siamo più fisici ed esperti”, pensa il tifoso. Cross, sbuca qualcuno, sbuca una testa. È gol, è imparabile. È successo davvero. Sbuca Vlaovich, proprio lui. Fa 17 in campionato. Tutto, in un attimo, si spegne. 7 mesi di lavoro possono essere vanificati. Per una palla all’ultimo minuto. È il calcio. È quell’altalena di emozioni, quel boomerang che prima ti premia e poi ti condanna. 100 km più in là, a Vercelli, poche ore dopo, segnerà Rauti e renderà felice un altro popolo. 4 partite alla fine, tutto è ancora da scrivere, ma ora il destino è per la prima volta nelle mani del Vicenza primo in classifica. 30 marzo. Il giorno del sorpasso.

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