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Calcio. Arcella
21.06.2025 - 14:35
Alvise Costantini
Diventare un giovane allenatore e vincere un campionato a 26 anni: come si fa? Chiedere a mister Alvise Costantini, l'uomo che quest'anno in casa Arcella ha stupito tutti. La sua Juniores é stata per metà ricostruita e l'annata partiva con i presupposti dell'obiettivo della permanenza in categoria. Ma Costantini e i suoi hanno deciso di sbaragliare la concorrenza e scrivere un pezzo di storia della società padovana.
Ma come nasce il suo percorso?: “Ho iniziato a giocare a 8 anni al Padova, poi sono andato al San Paolo. Tra i grandi ho giocato la Promozione, ma non è andata bene. Infortuni e mancanza di fiducia; così ho perso gli stimoli. A 18 anni ho smesso. A malincuore”.
Ma il calcio era destinato a rimanere nella sua vita. Dopo la fine della carriera da giocatore, un suo ex mister lo chiama per iniziare ad allenare. “Dovevo andare due volte a settimana, finii per andarci cinque. Lì ho capito che la mia grande passione era ancora il gioco del pallone”. Da quel momento Costantini intraprende un lungo viaggio: Vigontina, due anni coi Pulcini, due con gli Esordienti, poi il patentino UEFA B, il corso da match analyst e la vittoria del campionato con gli Allievi provinciali.
A seguire, un’esperienza all’Arzignano da preparatore atletico: "È stata una bella avventura. Ho imparato la professionalità e a stare dentro uno staff. Ma in quell'annata mi è stato chiaro che volevo stare in panchina".
E in estate arriva la chiamata dell’Arcella: “Juniores Elite, la categoria più alta che potessi allenare. Una società ambiziosa, in grande crescita sul piano giovanile. Ho accettato subito, con un solo obiettivo: vincere”.
Il viaggio tra le fila bianconere, però, parte malissimo: “L'inizio è stato duro: 3 sconfitte nelle prime 4. Il gruppo non era pronto. Tanti volti nuovi, mancava unità. Ma siamo riusciti a trovare la svolta. Abbiamo parlato, ci siamo confrontati e abbiamo raggiunto il giusto equilibrio . A fine girone d'andata eravamo settimi. Nel girone di ritorno abbiamo raccolto dieci vittorie e tre pareggi e ci siamo presi il primo posto. Una grande rimonta”.
La svolta? “La vittoria al 90’ contro il Mestrino, dopo aver battuto i primi. In quel momento ci serviva continuità". I ragazzi di Costantini, però, dopo la cavalcata in campionato, si sono fermati sul più bello, con la sconfitta nella semifinale delle Final: "Quello rimane il momento più duro da digerire: "Abbiamo perso al 94’. Un colpo pesante, ma fa parte del gioco. Lo accetto da allenatore giovane: serve per crescere”.
Il suo calcio? “Mi piace la difesa a quattro. Ma adatto il mio gioco ai giocatori che ho. Mi piace la verticalità, un possesso palla intelligente e senza fronzoli”.
I suoi modelli? “Non mi ispiro a nessuno, ma Ancelotti mi affascina per la sua capacità di leggere i momenti della partita. Poi mi piace Klopp per la gestione delle transizioni: sono devastanti”.
Costantini sogna il professionismo (o gli adulti). Giovane e affamato. E, soprattutto, vincente:
“Mi sento all’inizio, ma sono pronto a crescere. Ho voglia di imparare e lavorare sul campo”.
E il bello deve ancora arrivare: la sua corsa è appena cominciata.
S.P.
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