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Olimpiadi Invernali 2026
23.11.2025 - 13:31
L'immagine che ogni tedoforo riceve dall'organizzazione all'atto della nomina
Sembra una favola di Natale quella di Sabina Castelli, maratoneta classe 1973 di Legnago (Verona). Una storia di quelle che affollano i palinsesti televisivi in questi pomeriggi invernali, sotto le feste, nei film strappalacrime dove l’importante è il lieto fine. E invece non è la trama di un film: è tutto vero.
La parabola di Sabina inizia nel 2019 quando le viene diagnosticato un tumore al seno e deve iniziare un complesso ciclo di cure che comprendono anche la famigerata chemioterapia, che incide pesantemente sul suo corpo e sul suo spirito. Sabina purtroppo non è nuova al mondo ospedaliero: due anni prima ha perso il fratello Andrea per un glioblastoma - il più infido e maligno dei tumori al cervello - e già torna con la mente all’incubo delle cure e del calvario conseguente. Perde massa muscolare e si sente debole; perciò i medici le consigliano qualche attività sportiva che la rimetta in sesto e irrobustisca il fisico. E Sabina, incuriosita dalle attività del gruppo podistico Running Dream Legnago, sceglie la corsa su strada. Anche grazie al gruppo, prende confidenza con il suo corpo e con i ritmi che lo sport impone. Molti studi dimostrano che il movimento costante è un vero toccasana per il fisico che cerca di combattere un tumore e Sabina diventa testimonianza vivente di questo processo.
La maratoneta nel giro di sei anni batte il tumore, anche grazie alla corsa. E dal momento in cui il rischio più alto è passato e rimangono solo visite di controllo, nessuno la ferma più: inizia a partecipare a competizioni in tutto il mondo, da New York a Valencia, in Svizzera, in Slovenia. E vince, più che medaglie, i suoi record personali e la sfida contro un destino che sembrava già scritto.
Ma la “favola” ha preso adesso una piega ancora più interessante: Sabina - che con la corsa ci ha preso veramente gusto - ad un certo punto vuole tentare “il salto”. Su proposta di un collega di lavoro, di quelli che “dai prova, sei la persona giusta”, scrive ai selezionatori che, per conto di Coca‑Cola, sponsor dei giochi, cercano tedofori per le Olimpiadi invernali di Milano‑Cortina 2026. Sabina sa che la torcia olimpica toccherà nel mese di gennaio diversi comuni del Veneto e del Veronese. E Sabina vorrebbe tanto poter attraversare con quella torcia i luoghi dove è nata e dove è “ri‑nata” dopo la malattia, conquistando con le gambe metro dopo metro.
“Ho scritto subito piena di entusiasmo agli organizzatori, due settimane fa” racconta ai nostri microfoni. “Poi la doccia fredda: una mail istituzionale e molto scarna in cui, con educazione, mi si comunicava che non ero stata selezionata. Mi sono demoralizzata lo ammetto, anche perché il periodo che sto passando è davvero difficile: i miei genitori hanno difficoltà cui devo far fronte solo con l’aiuto di mia sorella. Temevo addirittura che la risposta alla mia mail fosse stata generata da un chatbot, quindi non sapevo nemmeno se insistere con altri messaggi. Poi ho trovato la forza e senza farmi troppe domande ho riscritto ai selezionatori spiegando la mia storia, allegando gli articoli che la raccontavano nel dettaglio e dimostrando quanto davvero io tenessi a portare quella torcia, come segno di speranza e di rinascita anche per chi stava ancora combattendo con il tumore; oppure per chi nella mia storia poteva trovare la forza per affrontare una malattia appena diagnosticata. Si sa quanto è potente la forza dei simboli.”
Alla fine la sorpresa, che Sabina racconta ancora con occhi increduli: “Ho mandato la seconda mail e non ci ho più pensato; se avevo a che fare con un risponditore automatico c’era poco da fare. E invece la sorpresa più grande è arrivata una settimana fa: mi hanno risposto con grande sensibilità e attenzione. Evidentemente non avevo a che fare con un chat bot ma con persone dotate di sensibilità ed empatia che davvero hanno letto e dato peso alle mie parole. Così ho avuto la conferma di essere diventata Tedofora. Ho ricevuto un kit di istruzioni e poi riceverò la bellissima divisa. L’emozione è indescrivibile. Ora mi manca solo sapere dove porterò la fiaccola. Per me il sogno più grande sarebbe correre da tedofora nel veronese, o meglio qui a Legnago, la città dove sono nata, dove la fiamma passerà il 20 gennaio.”
Sabina, responsabile della logistica alla Fomet spa di San Pietro di Morubio, è stata quindi definitivamente selezionata da Coca‑Cola (Presenting Partner del Viaggio della Fiamma Olimpica) come tedofora alle imminenti Olimpiadi: porterà alta, per una parte del tracciato, la torcia simbolo della 25ª edizione dei Giochi olimpici invernali di Milano‑Cortina 2026.
Un onore questo che spetta a circa 10.000 tedofori che, in tutta Italia, con la prima tappa il 6 dicembre prossimo, copriranno un tracciato che permetterà alla fine alla fiamma olimpica di raggiungere lo Stadio Giuseppe Meazza (San Siro) di Milano il 6 febbraio 2026, per la cerimonia di apertura dei giochi.
Sabina ha preso assolutamente a cuore questo ruolo che in sé racchiude un grande messaggio di speranza e rinascita, l'ennesimo esempio di come lo sport possa salvare la vita, e di come sia veicolo di valori universali e imprescindibili come la necessità di trovare la forza in sé stessi per affrontare ogni difficoltà. Quale immagine migliore per accompagnare la torcia simbolo dello spirito olimpico?
Eccola ai nostri microfoni da Piazza Garibaldi, nella sua Legnago, ancora incredula per l'opportunità ricevuta. In attesa di sapere se il sogno di portare la fiamma sulle strade del basso veronese sarà realtà.
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