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06.11.2025 - 18:13
Foto di repertorio
Il Partito Democratico ha presentato un’interrogazione per chiedere interventi urgenti, ma dalla maggioranza non sono arrivate risposte nei tempi previsti dal regolamento comunale
VENEZIA – Il VEGA – Parco Scientifico Tecnologico di Venezia, nato con l’ambizione di diventare il motore dell’innovazione e dello sviluppo economico di Porto Marghera, è oggi il simbolo del degrado che attraversa la terraferma veneziana.
Quello che doveva essere un polo strategico per attrarre imprese, ricerca e nuova occupazione qualificata, si presenta ora come un luogo segnato da furti, vandalismi e incuria, in un contesto che mette quotidianamente a rischio lavoratori, studenti e aziende.
Gli spazi comuni del VEGA appaiono come una vera e propria terra di nessuno: erba alta, muri imbrattati, vetri rotti, sporcizia e rifiuti abbandonati ovunque, fino a segni evidenti di degrado umano. Corridoi insicuri, privi di sistemi di sorveglianza e allarme, trasmettono un senso di abbandono e pericolo costante.
Non va meglio nelle aree circostanti: la stazione ferroviaria di Porto Marghera, ancora un cantiere a cielo aperto, mostra già segni di deterioramento, mentre il padiglione “Aque”, colpito dai furti di rame, è diventato l’emblema di un abbandono che genera ulteriore vandalismo.
Il gruppo di minoranza del Partito Democratico ha depositato un’interrogazione per chiedere chiarimenti e interventi urgenti, accusando la maggioranza di “non avere una visione per la terraferma” e di “lasciare Porto Marghera in uno stato di degrado che offende lavoratori e cittadini”. “Voltarsi dall’altra parte – denunciano i consiglieri – significa condannare l’intera area a un declino senza ritorno. Quello che doveva essere il fiore all’occhiello dell’innovazione è ora ridotto a un simbolo di abbandono.”
Le richieste della minoranza, depositate attraverso l’interrogazione, non hanno ricevuto risposta nei tempi previsti dal regolamento comunale. Al momento della chiusura dell’articolo, dalla maggioranza non era ancora giunta alcuna replica ufficiale, nonostante i solleciti.
Resta così aperto l’interrogativo sul futuro del VEGA: tornerà a essere il polo dell’innovazione e dello sviluppo che Venezia si era promessa, o resterà il simbolo più evidente di un’occasione perduta e di una terraferma dimenticata? (g.f.)
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