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DENTRO LA NOTIZIA DELTA
05.11.2025 - 06:35
Delta del Po
I fanghi prodotti dagli impianti di depurazione rappresentano un sottoprodotto inevitabile della gestione ambientale, ma in Veneto la loro mole sta diventando un problema sempre più pressante. Solo Acquevenete, l'azienda che serve oltre mezzo milione di abitanti, genera annualmente circa 20.000 tonnellate di questi residui. L'emergenza gestionale spinge l'azienda a proporre soluzioni ambiziose, come la costruzione di un impianto a Loreo, progettato per trattare fino a 60.000 tonnellate annue di fanghi tramite essiccamento e recupero energetico mediante combustione. La prospettiva, tuttavia, solleva forti preoccupazioni. Legambiente Delta del Po si fa portavoce di un allarme ambientale e sanitario, invitando a una profonda riflessione sull'impatto di simili impianti, specialmente in un'area delicata come la Riserva della Biosfera MAB UNESCO. I numeri a livello regionale sono significativi: secondo i dati ISPRA, il Veneto produce oltre 400mila tonnellate di fanghi all'anno. La gestione dei fanghi di depurazione rappresenta una sfida cruciale per la tutela dell’ambiente e la promozione di un’economia circolare. Questi materiali, derivanti dal trattamento delle acque reflue, contengono nutrienti preziosi, ma anche sostanze potenzialmente pericolose. La loro corretta gestione è quindi fondamentale per evitare impatti negativi sull’ambiente e sulla salute umana. L'associazione ambientalista critica aspramente questa tendenza. Ricorda che la normativa europea e nazionale chiede di privilegiare il riutilizzo e il recupero di materia rispetto allo smaltimento finale. Nonostante ciò, l'incenerimento rimane la pratica più diffusa, con il rischio di emissioni che possono veicolare sostanze nocive come diossine, PFAS e metalli pesanti, aggravando la qualità dell'aria e la salute pubblica. "La gestione sostenibile dei fanghi di depurazione è cruciale per il futuro del nostro ambiente. L'inceneritore proposto a Loreo – sottolinea Ermes Bolzon di Legambiente Adria - è un passo indietro, un'imposizione del passato che rischia di compromettere la salute dei cittadini e l'ecosistema del Delta del Po, un ecosistema unico e prezioso ancora troppo sottovalutato”. L'associazione invita a guardare oltre l'incenerimento, promuovendo l'adozione di tecnologie più sostenibili che incarnino i principi dell'economia circolare. Alternative come la digestione anaerobica o la carbonizzazione idrotermica permettono non solo di ridurre drasticamente il volume dei fanghi, ma anche di recuperare energia e nutrienti da reintrodurre nel ciclo produttivo, trasformando un costo in una risorsa. La sfida che si apre è cruciale: trovare un equilibrio tra la necessità logistica di gestire i fanghi e l'inderogabile tutela dell'ambiente. Per il Delta del Po, un territorio fragile e di inestimabile pregio naturalistico, questa è una prova fondamentale di sostenibilità. La direzione che prenderanno i progetti di gestione dei fanghi deciderà se il Veneto opterà per la via più breve e impattante o per un futuro basato sul recupero, l'innovazione e il rispetto del territorio. «Chiediamo alle istituzioni e agli enti locali – conclude Legambiente – di gestire con maggiore responsabilità l’insediamento di nuovi impianti industriali, soprattutto quando riguardano la combustione o l’incenerimento dei rifiuti. È fondamentale coinvolgere cittadini e società civile con percorsi di informazione e partecipazione, per promuovere davvero un’economia circolare basata sul riuso, il recupero dei materiali e la sicurezza. Questo approccio spesso manca».
Oggi l’incenerimento dei fanghi di depurazione non è la pratica più diffusa, ma c’è chi vorrebbe renderla la principale. Il riutilizzo agricolo dei fanghi, infatti, richiede controlli rigorosi, tecnologie costose e tempi precisi per lo spandimento, che può avvenire solo in determinati periodi dell’anno e necessita quindi di spazi di stoccaggio. L’incenerimento, invece, funziona tutto l’anno, 24 ore su 24, risultando più semplice da gestire.
Ma sorge un dubbio: se i fanghi vengono destinati all’incenerimento, chi garantisce che non si producano materiali di qualità inferiore, visto che tanto verranno bruciati? Inoltre, le acque che confluiscono nei depuratori — provenienti da scarichi domestici, strade e reti miste — potrebbero rendere difficile ottenere fanghi realmente “di qualità”.
Sara Busato
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