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05.11.2025 - 17:35
Verde
Rovigo vive una stagione di tensione ambientale: il taglio degli alberi in Commenda Est e in Corso del Popolo solleva dubbi sulla gestione del verde urbano, mentre il Parco Langer resta chiuso in attesa della bonifica dal piombo. Contemporaneamente, nuovi impianti energetici e l’inquinamento dell’aria mettono alla prova la qualità della vita, spingendo cittadini e opposizione a chiedere pianificazione, equilibrio e visione a lungo termine.
Rovigo sta vivendo una stagione di tensione ambientale che attraversa il tessuto urbano, dalle radici dei suoi alberi fino alle nuvole di PM10 che appesantiscono l’aria. I recenti abbattimenti in Commenda Est, l’intervento in Corso del Popolo e la situazione del Parco Langer hanno acceso il dibattito sul futuro del verde pubblico, mentre cresce la preoccupazione per la proliferazione dei nuovi impianti a biogas e per l’ inquinamento atmosferico ormai cronico.
Il Comune ha giustificato il taglio di un grosso albero per motivi di sicurezza: la pianta di Corso del Popolo, all’angolo con via Grimani, è stata abbattuta a causa di gravi problemi strutturali, con l’autorizzazione della Soprintendenza di Verona. In merito ai numerosi abbattimenti di alberi in Commenda Est, la cittadinanza attende dall’amministrazione un piano di ripiantumazione capace di restituire equilibrio a una città che rischia di perdere progressivamente il proprio respiro verde.
«Ogni albero abbattuto dovrebbe essere compensato da nuove piantumazioni – osserva il consigliere Diego Crivellari – altrimenti Rovigo rischia di trasformarsi in un mosaico di vuoti».
Il parco Langer è diventato il simbolo di questa fragilità. L’area, chiusa per controlli, attende la conclusione delle indagini di ARPAV sulla contaminazione da piombo derivante dalle attività dell’ex tiro a segno. Solo la relazione sul rischio ambientale e sanitario consentirà al Comune di definire il piano di bonifica, un’operazione che potrebbe costare circa 950 mila euro.
A questi si aggiungono 1,4 milioni di euro per la riqualificazione del parco, già progettata e in parte finanziata dalla Fondazione Cariparo, ma mai realizzata. Interventi per i quali servirebbero complessivamente oltre 2 milioni di euro, una cifra importante per l’ente pubblico quale è il Comune di Rovigo.
Un’altra questione cruciale è la proliferazione degli impianti a biogas e biometano in provincia. Negli ultimi mesi, il Polesine è diventato terreno di espansione per nuovi progetti energetici, tra cui la contestata centrale di Sarzano, che ha portato i residenti a presentare un ricorso al Presidente della Repubblica.
«Non siamo contrari alle energie rinnovabili – precisa Crivellari – ma servono equilibrio e buon senso. Perché concentrare così tanti impianti in un’area fragile, a pochi chilometri da ospedali e centri abitati?» Un interrogativo che richiama la necessità di una pianificazione territoriale più attenta, capace di coniugare sostenibilità, salute e partecipazione dei cittadini.
Sul fronte della qualità dell’aria, Rovigo continua a figurare tra le città venete più critiche per le concentrazioni di PM10. Gli sforamenti annuali restano numerosi, in linea con centri urbani molto più grandi come Padova e Vicenza.
«Rovigo non è una metropoli industriale, ma vive contraddizioni da grande città – osserva Crivellari – La mancanza di un piano organico per il verde, la diffusione di impianti energetici e l’aria pesante rendono urgente una politica ambientale coerente e continuativa».
«Il tempo delle misure tampone come le “domeniche ecologiche” appare finito – conclude Crivellari – la città ha bisogno di una visione capace di unire ambiente, salute e futuro. Senza una strategia condivisa, il rischio è che la “città verde” resti solo un ricordo».
Guendalina Ferro
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