Questo mese la presentazione del libro nei comuni di Zero Branco, Mogliano Veneto e Marcon, accompagnato dalla mostra fotografica itinerante di Stefania Trevisin
Questa è la storia di un fiume. Ma è anche la storia di un percorso e di tante comunità. È raccontata in “Zero. Un piccolo grande fiume”, l’ultimo libro di Otello Bison, Renzo De Zottis e Michele Zanetti, edito in collaborazione con Omega Aps e i Comuni di Zero Branco, Mogliano Veneto e Marcon. L'opera è stata presentata lo scorso sabato nel Comune di Zero Branco nell'Auditorium Comisso, alla presenza dell'assessore alla Cultura, Francesco Dal Colle, che ha introdotto gli autori Otello Bison e Renzo De Zottis. Le prossime presentazioni in programma sono previste nei comuni di Mogliano Veneto il prossimo 17 novembre e di Marcon il prossimo 24 novembre. È nato tutto dalle passeggiate moglianesi di Otello Bison lungo il fiume, in epoca Covid. “Sono andato oltre la semplice camminata, incominciando a percorrere a pezzi lo Zero nei suoi quarantatré chilometri”, spiega. Poi ci riflette un po’ su: “Forse ho saltato proprio qualche metro, ma tutto il resto l’ho percorso”. E questa è la storia dietro alla storia: “Il libro, di fatto, nasce dai miei appunti personali, che ho deciso di trasformare in un resoconto, anche grazie alle competenze di due amici: Renzo De Zottis, che si è occupato della parte storico-artistica dei nove Comuni bagnati dallo Zero, e Michele Zanetti, che ha offerto la sua infinita competenza naturalistica su tutto quello che a gente come noi sembrano soltanto cinquanta tipi diversi di fioretti, anche con i suoi schizzi. Ho poi usufruito anche degli archivi fotografici di Graziano Piovesan e Cesare Bison, del supporto dello storico Luigino Scroccaro e della cura grafica di Stefania Trevisin, che ci ha resi orgogliosi del risultato”. Inizia quindi il racconto vero. “Dopo decenni in cui sono stati ignorati, c’è stata una grande rivalutazione dei piccoli corsi d’acqua, sia dal punto di vista ambientale-naturalistico che turistico e gestionale – afferma Bison –. Il fiume è un tester della salute del territorio e lo Zero può essere preso come prototipo per comprendere quello che succede un po’ dappertutto. Va osservato anche dal punto di vista della sua frequentazione e della sua sicurezza. Lo Zero infatti ora ci sembra il corso più tranquillo del mondo, ma ha alle spalle anni di ammaestramento: è merito delle vasche di laminazione se abbiamo oggi un fiume gentile e pulito, con una buona biodiversità offerta dalle sue oasi e la possibilità di percorrerlo senza temerne le piene”. Non è la prima volta che lo Zero diventa protagonista delle storie del professore e scrittore moglianese, già autore di “Tutto è Zero”, libro dedicato ai ragazzi. “La sensibilizzazione sul tema del fiume e dell’ambiente deve partire dalle scuole – afferma Bison –. Siamo abituati a guardare alla geografia come a un qualcosa di lontano, invece è proprio fuori dalle porte di casa: i ragazzi sanno tutto del Rio delle Amazzoni o del Nilo, ma non conoscono lo Zero. Questa piccola geografia di vicinanza invece è la vera rivoluzione per custodire e permettere di custodire il proprio territorio anche alle generazioni future. Serve però anche trasformare il fiume in un posto naturale in cui andare, in un qualcosa di attrattivo”. E in questo può aiutare anche la scrittura. “C’è chi colleziona francobolli e chi invece scrive. Io scrivo per raccontare e divulgare, ma anche per passione: è diventata una forma quotidiana di espressione per me – sorride l’autore –. Purtroppo per chi mi legge, ho ancora tante storie che bollono in pentola da scrivere”. Otello Bison è tuttavia una voce del territorio che parla del territorio: e così, quel suo “purtroppo” appare alla fin fine una vera fortuna. Gaia Zuccolotto
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