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Treviso, Bailo: dopo Canova ecco Arturo Martini

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Fino alla fine del 2024 a Treviso un denso programma di eventi con un unico filo conduttore. La mostra su Arturo Martini sarà la più grande retrospettiva sullo scultore.

Dieci mostre da qui alla fine del 2024. Con un’idea di percorso che mette scientificamente a sistema un grande evento all’anno, di attrattività nazionale, con una serie di esposizioni di ricerca e approfondimento, dedicate ad artisti locali definiti minori ma che minori non sono e le cui opere vengono conservate nelle collezioni museali cittadine. Delle dieci mostre che il Comune di Treviso allestirà al Museo Bailo nei prossimi due anni la più attesa è senza dubbio quella su Arturo Martini. Una retrospettiva sullo scultore che arriverà a ben trent’anni dall’ultima grande mostra trevigiana e a settantacinque dalla prima. (Continua dopo la galley...) Chiusa con soddisfazione generale “Antonio Canova. Gloria trevigiana” e vinta la sfida di riuscire a portare i visitatori al Bailo (oltre 60mila presenze nel 2022, nel 2017 erano state 11mila), la macchina organizzativa della cultura trevigiana guidata dall’assessora Lavinia Colonna Preti in prezioso tandem con il direttore dei musei Fabrizio Malachin ha già costruito una programmazione in grado per i prossimi due anni di non lasciare mai il Bailo sprovvisto di capolavori nuovi da andare a visitare neppure se si decide di varcarne la soglia ogni tre mesi. L’obiettivo è quello che la titolare della cultura cittadina chiama “pensiero” o “strategia”: avere un grande museo, metterci dentro due grandi mostre l’anno, costruire una squadra capace di organizzare le mostre e un sistema museale in grado di autofinanziarsi. Anche grazie al sostegno di grandi partner. “Lo sognavamo nel 2018, quando siamo stati eletti. Poi c’è stato il Covid. Ma oggi siamo qui e tutti i sogni sono stati realizzati”, ha dichiarato Colonna Preti presentando i nuovi progetti. Il potenziamento del Bailo con la nuova programmazione biennale parte il 17 dicembre con la mostra dedicata ad Antonio Carlini (resterà visitabile fino al 5 marzo 2023), il maestro di Arturo Martini seppur sulla scia di Canova e pertanto niente affatto estemporaneo alla proposta precedente. Il 31 marzo sarà invece inaugurato il grande evento “Arturo Martini. I capolavori”, curato da Malachin assieme a Nico Stringa, che resterà aperto fino al 30 luglio. “A Milano si trova un Martini in ogni luogo della cultura, perché è il grande scultore del Novecento. Cosa che finora non è avvenuta a Treviso”, ha affermato Colonna Preti. Ecco allora la retrospettiva, proprio nel luogo in cui si trova la più consistente collezione pubblica dell’artista (140 opere).

Il curatore e direttore dei musei civici: "Non mancherà il Martini più inedito"

“Sarà la più grande mostra su Martini mai realizzata. Capolavori in marmo, bronzo, terracotta, quelle che – ha spiegato il curatore e direttore dei musei civici per dirla alla Martini pesano tonnellate e sembrano leggere come una piuma. Non mancherà il Martini più inedito, quello della grafica, della maiolica e della pittura. Un evento straordinario per conoscere a fondo la portata rivoluzionaria dell’arte di uno dei massimi protagonisti europei. Martini sta al ‘900 come Canova all’800, Tiepolo al ‘700 o Tiziano e Palladio al ‘500”. I visitatori potranno ammirare anche molte opere in prestito, alcune mai viste. “Il rischio – avvisa Nico Stringa – è che qualcuno venga colpito dalla sindrome di Stendhal”. Non finisce qui, perché una volta chiusi i battenti di Martini il programma prevede per l’autunno del prossimo anno l’allestimento della prima delle mostre dedicate alla pittura. Si parte con Lino Selvatico per proseguire con Juti Ravenna. Nel 2024, da marzo a luglio, altra grande mostra: “Giovanni Boldini. Il bello delle donne”, fra ritratti celeri riservati alle personalità del “beau mond” parigino ed europeo d’inizio secolo. E ancora, sempre nel 2024, gli eventi su Nino Springolo e Carmelo Zotti, legati ad Alberto Martini (del quale ricorrerà il 70esimo della morte) in collaborazione con il Comune di Oderzo e la Fondazione Oderzo Cultura.

Quattro nuove sale dedicate ad Alberto Martini, Nino Springolo, Lino Selvatico e Giovanni Barbisan

Al percorso museale già esistente sono state aggiunte quattro nuove sale, riservate ad altrettanti protagonisti della pittura veneta del Novecento che da Treviso hanno mosso i loro primi passi: Alberto Martini, Nino Springolo, Lino Selvatico e Giovanni Barbisan. Si tratta di mostre permanenti che però vedranno una rotazione delle opere esposte, la maggior parte delle quali in prestito. “L’intento è di presentare artisti che prima venivano solo accennati, a cominciare da quello indicato come l’altro Martini, ossia l’opitergino Alberto, un artista straordinario per capacità tecnica e visionarietà, uno dei maggiori artisti italiani del secolo scorso, il simbolista italiano per eccellenza”, spiega l’assessora alla cultura Lavinia Colonna Preti. Proprio per portare Alberto Martini al Bailo (nel 2024 ricorrerà il settantesimo dalla morte) e elevarlo in un contesto di maggiore fruizione e conoscenza è stato stretto un accordo con il Comune di Oderzo e la Fondazione Oderzo Cultura, che hanno concesso un gruppo significativo di opere, a partire dal grande “Autoritratto”, cui si aggiungono anche 23 chine su cartoncino delle famosissime illustrazioni della Divina Commedia. Sara Salin
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