Cittadella della Salute di Treviso. Il 29 dicembre è stato inaugurato alla presenza di Zaia il monoblocco della sanità del futuro.
“Un giorno potrete dire: io c’ero”. La frase più azzeccata, di fronte alle centinaia di presenti alla cerimonia di taglio del nastro del grande monoblocco del nuovo ospedale di Treviso, è del presidente del Veneto Luca Zaia. Nonostante fosse il 29 dicembre, nonostante le vacanze di Natale in pieno svolgimento, tutti hanno compreso che il rischio era di mancare non solo l’appuntamento trevigiano dell’anno per eccellenza, ma una delle tappe storiche della sanità cittadina e regionale. E nessuno si è fatto attendere. Dal governatore al vescovo, dai primari di ieri e di oggi a tutti i sindaci della Marca fasciati nel tricolore con Mario Conte in testa, il prefetto e i vertici militari, gli assessori regionali e la presidente della conferenza dei sindaci, i predecessori di Francesco Benazzi alla direzione generale dell’azienda sanitaria e la famiglia Carron che ha costruito l’edificio. Oltre a uno stuolo di funzionari, cerimonieri, imprenditori e giornalisti. L’emozione è stata palpabile, quella di Benazzi trasparente. “È un traguardo importante”, ha detto ripercorrendo tutta la strada fatta, iniziata nel luglio del 2009 dall’allora direttore generale Claudio Dario, proseguita poi con Giorgio Roberti e arrivando fino a qui, a celebrare “l’ospedale della Marca e l’ospedale del futuro”. Col timore di non farcela, dopo aver assicurato per un anno a giorni alterni che entro il 2022 l’edificio 29 sarebbe stato inaugurato. Prima a ottobre, poi i ritardi nelle consegne dei materiali. E adesso che il contenitore è pronto si profilano all’orizzonte rallentamenti nel trasferimento dei reparti in attesa dell’esito dei ricorsi delle ditte che hanno perso la gara per la fornitura degli arredi delle aree di degenza e degli ambulatori. Ma intanto il nastro è stato tagliato, tutti i presenti hanno visitato, ammirato, strabuzzato gli occhi, perdendosi nella vastità del monoblocco. Di questa prima tappa della Cittadella della Salute che ora attende i pazienti e poi, via via, la realizzazione delle successive fasi del progetto che porteranno alla vera e propria ri-creazione dell’Ospedal Grando di Treviso. “Un contenitore straordinario con dei contenuti straordinari”, lo ha definito Mario Conte, che ha parlato di lungimiranza, di modello veneto. Quello che sa passare “dalle parole ai fatti”. Ricordando ai presenti di essere di fronte a un cantiere che è riuscito a superare una pandemia: “Un’impresa titanica”. L’ultimo a prendere la parola prima che tutti partissero in perlustrazione di terapie intensive e sale operatorie è il presidente della Regione. “Inauguriamo una macchina da guerra che va replicata a Padova. Un progetto fatto fianco a fianco al privato, che ci ha messo il knowhow. Ma pagato interamente dal pubblico. Un ospedale – ha detto LucaZaia – che è anche sede universitaria e che potrebbe essere tranquillamente un policlinico universitario”. Chi vivrà vedrà. Sara Salin
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