Riconvocato il tavolo del Prefetto di Rovigo: tra i temi da affrontare la sanità. "Occasione importante per affrontare i bisogni delle strutture per anziani"
Prefetto di Rovigo
Il 6 settembre è stato riconvocato il tavolo convocato dal Prefetto di Rovigo che chiede la partecipazione oltre alle Organizzazioni Sindacali anche del Direttore Generale dell’IRAS Dottor Avanzi, del Commissario IRAS Avvocato Zanon, del Signor sindaco di Rovigo Edoardo Gaffeo, del Direttore Generale dell’ULSS 5 Polesana Dottoressa Simionato e dell’Assessore Regionale alla Sanità Manuela Lanzarin.
Il tema
Il tema continua ad essere l’annosa questione del futuro di Casa Serena, dove incombe ancora l’ipotesi esternalizzazione con formula Global Service che, come più volte ribadito, da Sindacato, impegnato nella difesa dei posti e della qualità del lavoro, non possiamo che condannare. A tutti è chiara la grossa difficoltà in cui versa l’Istituto sia a causa della pandemia, che ha determinato una riduzione degli accessi alla struttura, sia di scelte regionali che ancora non adeguano i riconoscimenti economici a quello che il servizio sempre più sanitario che questi enti svolgono. Se pensiamo a quanto successo nel 2020 con il Covid lo sbilanciamento in negativo delle strutture del Polesine si è tradotto in circa 6 milioni di euro, finanziato dalla regione solamente per circa il 50%. E nel 2021 la situazione è ancora peggiore per la ridotta copertura dei posti e gli aumentati costi sempre conseguenti alla gestione della pandemia. Su questo tema il Coordinamento dei Direttori insieme ai Sindaci polesani, coinvolgendo anche le Organizzazioni Sindacali, avevano prodotto un documento dove chiaramente si chiedeva alla Regione Veneto un intervento economico per risarcire le spese vive di tipo sanitario che le strutture avevano sostenuto durante il periodo emergenziale, e poi consegnato dal Presidente della Provincia al rappresentante regionale in visita in Polesine, ma da quel momento non se ne è più saputo nulla.
Le necessità
"È per questo che riteniamo il tavolo non debba soffermarsi solo alla situazione di IRAS - sostengono dall'FP CGIL Rovigo - ma diventare un’occasione importante per affrontare i bisogni, in termini economici e di standard di personale necessario, che sono ormai imprescindibili per garantire la sopravvivenza delle strutture per anziani polesane. È nostra intenzione portare all’attenzione quella che è la situazione delle case di riposo Polesane tutte in grossa difficoltà nel reperimento del personale sia OSS che Infermieristico, ed alcune delle quali sono al limite degli standard di accreditamento se non addirittura sotto". "Ci sono strutture con solo due infermieri come a Papozze, - continuano - ci sono strutture dove alcune figure si sono trovate a lavorare anche 50 ore a settimana a fronte delle 36 previste come a Badia Polesine con carichi di lavoro ormai insopportabili, ci sono strutture che esternalizzano il servizio come appunto IRAS e Badia Polesine, ci sono strutture che, a fronte di un ridotto numero di presenze, tagliano anche sugli appalti, come successo con le Casse Integrazione attivate in tante strutture del Polesine durante il covid, altre strutture che hanno progressivamente ridotto il personale in servizio con un sempre minore numero di ore di assistenza erogate agli anziani e, ovviamente, a pagare il prezzo sono sempre i lavoratori che subiscono sulle loro spalle l’aumento dei carichi di lavoro e i tagli economici, oltre naturalmente il servizio che viene erogato agli Ospiti che conseguentemente diminuisce diversamente dai bisogni degli stessi. "Necessario si apra anche una discussione alla gestione della terapia agli Ospiti che, per queste strutture, rappresenta il 25/30% circa dell’attività Infermieristica. La Regione ha introdotto, con la DGR 1023 del 28 luglio 2021, l’utilizzo dell’armadio farmaci. La tecnologia, in una sorta di Sanità 4.0, può dare importanti risposte se ben organizzata, ma non può avvenire a prescindere dal ruolo umano e professionale e soprattutto non può essere un velato tentativo di spostare attività tra figure professionali nel tentativo di diminuire la necessità di manodopera della figura infermieristica scaricando responsabilità e carichi sugli OSS. E, ancora peggio, se questo avvenisse senza rideterminare chiaramente il ruolo delle strutture per anziani nel panorama sanitario alla luce dei bisogni a cui stanno rispondendo".
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