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Treviso, la Cittadella della Salute è un nuovo modello di sanità

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L’edificio 29 della Cittadella della Salute è dedicato all’alta intensità di cure, organizzato secondo i nuovi modelli assistenziali.

Il cuore della Cittadella della Salute c’è. A giugno, con la delicatissima fase di trasferimento di reparti e pazienti, inizierà a essere un cuore pulsante. Vivo. Soprattutto immenso. Una grandezza, quella dell’edificio 29 appena inaugurato, che si percepisce attraversandolo. Ma sono i numeri a raccontarlo: sei livelli, una superficie totale di 60mila metri quadrati, 200mila metri cubi di volume totale, 48 chilometri di tubi per gas medicali, 1.500 di cavi elettrici, 450 posti letto, 25 sale operatorie, 10 sale parto, 2 sale operatorie per il taglio cesareo, 4 sale Tac, 4 per la risonanza magnetica, 4 per la radiologia digitale, 4 sale ecografiche, 4 bunker per acceleratori lineari. Ma la lista è molto più lunga di così. (Continua dopo la gallery...) Una struttura sanitaria nata durante il Covid e plasmata dal Covid, attrezzata per la gestione di possibili criticità pandemiche, con ambienti in grado di mantenere una contaminazione controllata e soluzioni tecnologiche di aerazione all’avanguardia. Insomma, il nuovo monoblocco segna sull’orologio che è cominciata una nuova epoca per la sanità di Treviso e della Marca. Dopo sette secoli di storia e un investimento complessivo di 271 milioni di euro, il Ca’ Foncello si trasforma in ciò che è sempre stato per i trevigiani: l’Ospedal Grando.

Il modello della Cittadella della Salute

In linea con il presente e in sintonia con il futuro, la Cittadella della Salute è un ospedale ad alta intensità di cura. L’obiettivo è l’addio alla centralità di reparti, divisioni e servizi per lasciare spazio alla persona, alla sua cura, alle sue necessità terapeutiche, in linea con i nuovi modelli assistenziali. Un’opera ambiziosa e complessa che tiene conto delle nuove sfide a cui è chiamata la sanità, fra cui il progressivo invecchiamento della popolazione, l’aumento delle malattie croniche, le continue evoluzioni tecnologiche e digitali. Se fino a ieri il modello era quello dell’ospedale costruito per specialità, oggi l’esigenza è di prendere in carico il paziente e di trattarlo complessivamente, con percorsi flessibili e personalizzati. E un’organizzazione concepita per intensità di cure: degenze intensive e semi-intensive, degenze per acuti, aree con degenze a ciclo diurno, aree ambulatoriali, degenze di lungodegenza, riabilitazione e post-acuzie. Chi l’ha pensata, chi l’ha progettata ha inteso la Cittadella come luogo in grado di coniugare i paradigmi della sanità – ospedale, territorio, servizi di cura – con il tessuto cittadino e l’ambiente circostante. Ne è uscito un ospedale green, tra i primi in Italia certificato Leed, orientato alla sostenibilità edilizia, energetica e ambientale. Un ospedale che utilizza fonti rinnovabili, ottimizza le risorse energetiche, riutilizza le acque meteoriche per l’irrigazione. Con un percorso ciclopedonale in un’area 28mila metri quadrati che mitiga l’inserimento del polo tecnologico e dei 700 nuovi parcheggi nel contesto urbano. Chiusa la prima fase (iniziata nella primavera del 2018 con la realizzazione del polo tecnologico e logistico e conclusa a fine dicembre con il taglio del nastro del nuovo monoblocco), adesso toccherà alla fase due: il completamento della macroarea ospedaliera, con la demolizione e la riqualificazione degli edifici esistenti da destinare a day hospital , day surgery e ambulatori a bassa intensità di cura. E con il recupero dell’area ex Vetrelco,  che sarà trasformata in polo universitario, e la realizzazione di un parco lungo la fascia che si affaccia alla riva destra del Sile. Sara Salin
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