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Tre generazioni (anche di veneti) tra i ventimila a Londra per il concerto dei Duran Duran

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Simon Le Bon, John Taylor e Dom Brown fotografati sul palco di Londra

Simon con la sua classica maglietta a righe ha dimostrato che la voce è ancora quella

Simon Le Bon nell'immagine simbolo del tour
Mentre a Londra fervono i preparativi per il Coronation Day, alla 02 Arena di Greenwich si celebra un altro rito, più laico e assai più partecipato come testimoniano le migliaia di Duranies che prendono posto nello stadio. Mi guardo intorno e tra i ventimila non vedo solo ex ragazzine come me: ci sono molte boomer, certo, tutte rigorosamente con t-shirt stampate con la copertina di Rio o con i colori fluo di Future Past, il nome del tour 2023 che fa riferimento all'ultimo lavoro del gruppo. C'è anche la moglie di Linus, il celebre disc jockey, giunta dall'Italia con le amiche, tutte con maglie bianche a righe, in perfetto stile marinaro di Le Bon, che pure sul palco si presenta con la classica maglietta. Ci sono anche millenials, giovani con il pallino degli anni Ottanta oppure figlie e nipoti (!) delle boomer in T-shirt. Ci sono anche parecchi maschi, alla faccia di chi definiva i Duran una band per ragazze. Alcuni sono giovani, altri sono, a occhio e croce, fan della prima ora, gente che può aver assistito alle serate d'esordio della band a Birmingham all'inizio degli anni Ottanta.
Simon Le Bon, John Taylor e Dom Brown fotografati sul palco di Londra
Tutto il popolo duraniano ammutolisce e trattiene il fiato quando le luci si abbassano ad annunciare l'arrivo della band: esplode in un boato quando il fumo sul palco si dirada e salgono i nostri ex ragazzi selvaggi, ancora belli, ancora eleganti, padroni della scena ma emozionati. Simon e Nick sbarluccicano nelle loro giacche scintillanti, Roger veste più sobrio, il suo è uno strumento che richiede libertà di movimento e John... beh, John in giacca e sciarpa di chiffon nero rimane il solito schianto. Il gioco di luci sul palco offre effetti visivi inembrianti: alle spalle della band scorrono i loro video più celebri, le copertine di riviste musicali degli anni Ottanta di cui erano immancabilmente protagonisti e persino un video creato dall'intelligenza artificiale. A dimostrare che i Duran Duran hanno sì un lungo passato di successo, ma sono anche ben radicati nel presente, nonostante i loro sessanta suonati.
Nick vicino alla sua tastiera
La scaletta tocca brani dell'album di esordio dei 1981 , come la cupa Night Boat con cui inizia il concerto o la schizofrenica Friends of Mine, e include tre pezzi di Future Past, album del 2021: Anniversary, Invisible e Give it all up. Ma sono altri i pezzi che fanno ballare e cantare: ci si scatena con Careless Memories, Wild Boys, Hungry Like the Wolf, Is there something I should know?; ci si sgola con Planet Earth, A View to a Kill, The Reflex, Girls on Film. Simon ha ancora una gamma vocale ampia e sicura e domina la scena, Roger non sbaglia un colpo, Nick, the Controller, è imperturbabilmente perfetto alle tastiere mentre John è concentrato sul suo basso, lancia sguardi d'intesa agli altri membri della band e al pubblico ed ha ancora, sempre, indiscutibilmente il più bel sorriso del pianeta (I love you, John).

Alle prime note di "Save a preyer" sale la commozione in gola

Alle prime note siderali dell'intro di Save a Prayer sale un nodo alla gola: l'arena si illumina delle luci di ventimila cellulari, una costellazione di stelle ondeggiano al ritmo di questa ballata struggentre. Tutti sanno le parole a memoria: è un inno, un richiamo cui è impossibile non rispondere se non cantando con zelo, ad occhi chiusi. La stessa commozione sale anche all'attacco di Ordinary World, la canzone che nel 1993 ha salvato la band, spiega Simon, che l'ha fatta rientrare a pieno titolo sulla scena musicale dopo anni buii segnati da insuccessi. Il testo della canzone parla ad ognuno con un significato diverso, that's the beauty of music, sottolinea ancora Simon, mentre sul video alle spalle del palco scorrono immagini di colombe e veneri di marmo bianco. Sì, perché è un pezzo ormai diventato un moderno classico, forte di una bellezza che non invecchia mai Ci si emoziona anche sulle note della meravigliosa e struggente Come Undone, cantata in duetto con Anna Ross, vocalist storica della band. Il concerto si chiude con l'immancabile Rio (ma come, son già passate due ore?) che mantiene intatta la sua freschezza e la sua energia anche dopo quarant'anni. Lo stadio è una voce sola con Simon, lo schermo esplode di luci, il ritmo incalza, ovunque si balla, si applaude, si cerca di strappare l'ultima foto. La band è visibilmente emozionata, la forza del legame col pubblico è solida come un abbraccio stretto. Ancora un ultimo saluto, ancora qualche istante tutti insieme schierati sul palco, baci lanciati con la mano e via, le luci si spengono.

 Stefania Martini

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