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Rovigo,truffa e autoriciclaggio per lavori mai eseguiti, 9 indagati

Guardia di finanza cappello

Nei guai una ditta di Polesella e nove soggetti, maxi indagine della Guardia di Finanza coordinata dalla Procura della Repubblica

Il Procuratore della Repubblica di Rovigo, Manuela Fasolato, comunica che la Procura della Repubblica di Rovigo ha concluso le indagini preliminari notificando l’avviso di conclusione indagini nei confronti di 9 soggetti indagati a vario titolo di numerosi delitti di tentativi indebite percezioni di erogazioni pubbliche (29 fatti reato contestati al soggetto ritenuto in ipotesi accusatoria il principale responsabile, in concorso in 20 episodi con un altro soggetto ritenuto responsabile e in altri 9 casi con un altro soggetto al pari ritenuto responsabile), di false attestazioni ad ente pubblico (29 fatti reato contestati al soggetto ritenuto in ipotesi accusatoria il principale responsabile, in concorso in 20 episodi con un altro soggetto ritenuto responsabile e in altri 9 casi con un altro soggetto al pari ritenuto responsabile), di truffe aggravate ai danni di ente pubblico (5 fatti reato contestati ai due soggetti ritenuti in ipotesi accusatoria responsabili), di autoriciclaggi (6 fatti reato contestati ai due soggetti ritenuti in ipotesi accusatoria responsabili) e riciclaggio (contestati ad altri tre soggetti), di favoreggiamento personale (contestato ad un difensore di fiducia di uno dei principali indagati, nonché contestato a due soggetti che avevano le mansioni di segreteria per uno dei principali responsabili), nonché nei confronti di 1 società a responsabilità limitata, con sede a Polesella (Rovigo) per illecito amministrativo dell’ente dipendente dai reati presupposti di riciclaggio e autoriciclaggio di cui al D. Lgs 231/2001; ad un indagato è stata contestata in ipotesi accusatoria la recidiva specifica infraquinquiennale, a due la recidiva specifica, ad uno la recidiva semplice. In particolare, l’approfondita attività d’indagine, delegata dalla Procura della Repubblica di Rovigo alla Guardia di Finanza di Rovigo, Nucleo di Polizia economico finanziaria e Sezione di polizia giudiziaria, aliquota GdF, ha consentito di ricostruire in ipotesi accusatoria la vicenda nei termini che seguono. Gli indagati, agendo attraverso lo schermo di tre diverse società, dopo aver confezionato deleghe apocrife a firma di ignari proprietari di immobili – le indagini hanno accertato l’indicazione di lavori e opere mai eseguiti a favore di ventotto unità immobiliari – con l’intermediazione di professionisti abilitati ai fini dell’inserimento nel portale dedicato dell’Agenzia delle Entrate dei dati relativi agli immobili, ai lavori e agli importi delle opere stesse, ottenevano la generazione di fittizi crediti d’imposta, che venivano contestualmente trasferiti a favore delle predette società, all’uopo indicate quali prime cessionarie. Il tutto con la finalità di “monetizzare” prontamente le operazioni suddette, per cui l’intero ammontare dei crediti fittizi così generati veniva poi ceduto ad un ente pubblico, Poste italiane spa, mediante artifizi e raggiri, consistiti nel far credere alle Poste Italiane S.p.a. che si trattasse di crediti d’imposta leciti e generati per lavori edilizi effettivamente eseguiti, inducendo così in errore le Poste Italiane S.p.a., le quali decidevano di acquistarli accettando i predetti crediti così ceduti ed effettuando, come controprestazione, 4 bonifici bancari pari a complessivi euro 2.186.618,73 ( rispettivamente di euro 1.196.139,64, di euro 115.493,54, di euro 434.081,10, di euro 440.904,45) a favore di tre conti correnti accesi presso la filiale delle Poste Italiane di Rovigo e intestati a tre soggetti economici che figuravano venditori dei crediti – società riconducibili ai principali indagati – così procurandosi un ingiusto profitto con altrui danno. Detta somma ottenuta dagli indagati quale complessiva controprestazione, pari a complessivi euro 2.186.618,73, confluita poi sui conti correnti delle società cedenti, era infine riversata a favore di un altro soggetto economico, parimenti riconducibile agli indagati, allo scopo secondo l’ipotesi accusatoria di ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza delittuosa. Tale ultimo soggetto economico, infine, trasferiva nuovamente gran parte del provento di reato a favore di un ulteriore soggetto economico, ottenendo quale controprestazione una somma di denaro in contanti pari agli importi trasferiti, al netto di una percentuale trattenuta dal cessionario per l’attività di riciclaggio posta in essere. La Procura della Repubblica di Rovigo nel corso dell’indagine ha richiesto ed ottenuto il sequestro preventivo sia del denaro, profitto della cessione dei crediti ritenuti in ipotesi accusatoria fittizi e delle condotte di autoriciclaggio e riciclaggio, che degli stessi crediti ritenuti in ipotesi accusatoria fittizi ceduti alle Poste italiane spa, nonché ha richiesto ed ottenuto misure cautelari personali. I delitti di tentativi di indebita percezione di erogazioni pubbliche sono stati, in ipotesi accusatoria, commessi strumentalizzando le agevolazioni concesse dallo Stato in materia di bonus edilizi, in particolare il c.d. bonus facciate, previsto nella forma del “credito d’imposta”, codice tributo nr. 6925, dall’art. 1 commi 219-224 della legge 160/2019, e la possibilità prevista dall’art. 121 del D.l. 34/2020 della cessione a terzi del medesimo credito d’imposta, mediante l’utilizzo di dichiarazioni attestanti cose non vere, all’insaputa dei proprietari degli immobile che figuravano beneficiari di lavori mai eseguiti, indicando falsamente nella comunicazione dell’opzione relativa agli interventi di recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica, rischio sismico, impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica, prevista dagli articoli 119 e 121 del D. L. nr. 34/2020, di aver effettuato lavori di rifacimento facciate in immobili in realtà mai eseguiti; l’intermediario abilitato all’inserimento dei dati caricava nel sito dell’agenzia delle entrate, nella “Piattaforma Gestione Crediti” predisposta dall’Agenzia dell’Entrate, le informazioni afferenti i lavori asseritamente effettuati, nonché i dati relativi ai beneficiari e ai cessionari dei crediti così generati; i crediti d’imposta così generati (pari al 90% dell’importo complessivo della spesa per i lavori dichiarati ma non eseguiti), venivano ceduti alle società così ponendo in essere atti idonei, e diretti in modo non equivoco, a conseguire indebitamente erogazioni pubbliche, trasferendo i predetti crediti a Poste Italiane S.p.a. e da quest’ultima utilizzabili in compensazione con il pagamento delle imposte dalla stessa dovute, compensazioni dei crediti d’imposta poi non avvenute da parte delle Poste Italiane spa in quanto interveniva il sequestro penale dei falsi crediti così ceduti. I delitti di false attestazioni sono stati, in ipotesi accusatoria, commessi producendo atti di delega con firme false dei proprietari, con i quali si chiedeva a professionisti abilitati di inserire dati e informazioni sul sito dell’Agenzia delle Entrate al fine di generare crediti d’imposta, che erano fittizi, così inducendo in errore i professionisti che in qualità d’intermediari abilitati attestavano falsamente l’esecuzione di lavori di rifacimento facciate riguardo a immobili di proprietà di soggetti ignari, lavori in realtà mai eseguiti, inserendo sul foglio elettronico presente sul sito dell’Agenzia delle Entrate, c.d. “Piattaforma Gestione Crediti”, i dati degli immobili, dei proprietari e di esecuzione dei lavori in realtà mai eseguiti, atto pubblico con false attestazioni che veniva così trasmesso agli uffici dell’Agenzia delle Entrate. I delitti di truffa aggravata sono stati, in ipotesi accusatoria, commessi dopo aver generato i crediti d’imposta illeciti, per lavori mai eseguiti, vendendo i predetti crediti a Poste Italiane S.p.a., mediante artifizi e raggiri, consistiti nel far credere alle Poste Italiane S.p.a. che si trattasse di crediti d’imposta leciti e generati per lavori edilizi effettivamente eseguiti, inducendo in errore Poste Italiane S.p.a., le quali decidevano di acquistarli accettando i predetti crediti ceduti ed effettuando, come controprestazioni, bonifici bancari, a favore dei conti correnti accesi presso filiali di Poste Italiane di Rovigo, intestati ai venditori, che così si procuravano un ingiusto profitto con altrui danno, fatto aggravato per essere stato commesso ai danni di un ente pubblico. I delitti di impiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita sono stati contestati, in ipotesi accusatoria, perché erano trasferiti a favore di società riconducibili ai principali indagati, e quindi in un’attività economica, le somme provento dei reati di truffa aggravata, in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza delittuosa. I delitti di autoriciclaggio sono stati in ipotesi accusatoria commessi trasferendo a favore di società riconducibile al principale indagato, e quindi in un’attività economica, le somme di denaro provento dei reati contestati in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza delittuosa.
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