Identificato dopo 33 anni uno dei due killer dell'avvocato Fioretto e della moglie. Il suo profilo Dna ricavato da un capello in Calabria due anni fa
11.06.2024 - 13:31
Il procuratore Lino Giorgio Bruno e il questore Dario Sallustio
Il procuratore: "Il profilo ricavato da un capello coincide con quello ricavato dal guanto del tempo. L'impronta sul silenziatore"
Il procuratore Lino Giorgio Bruno e il questore Dario Sallustio
Identificato dopo 33 anni uno dei due autori del duplice omidicio dell'avvocato Pierangelo Fioretto e della moglie Mafalda Begnozzi, avvenuto la sera del 25 febbraio 1991 nel cortile della loro casa in contrà Torretti. Si tratta di Umberto Pietrolungo, oggi 56enne ma 25enne all'epoca dei fatti. La notizia è stata fornita dal procuratore Lino Giorgio Bruno assieme al pm Hans Roderick Blattner e al questore Dario Sallustio. Erano presenti Lorenzo Ortensi, vice questore che ha coordinato il gruppo di lavoro, Pamela Franconieri e Daniela Scimmi del Servizio centrale operativo (Sco) di Roma.
Il procuratore: "E' uno dei killer ma non il mandante". Indagine svolta grazie alle nuove tecnologie e anche nel modo "classico"
A Pietrolungo è stata notificata in carcere a Cosenza, ove si trova recluso per altro procedimento, un'ordinanza di custodia cautelare emessa del gip del tribunale di Vicenza. A lui s'è giunti attraverso le nuove tecniche investigative basate sulle migliori tencologie ma, come ha tenuto a precisare il procuratore, anche grazie all'indagine classica, vale a dire grazie a un rilettura di accertamenti ed elementi del tempo.
L'avvocato Fioretto e la moglie e un titolo del 1991 de Il Giornale di Vicenza
Pietrolungo, secondo le conclusioni dell'indagine, è una delle due persone che hanno sparato quella sera. La sua pistola, però, ha ucciso tutte e due le vittime sparando il cosiddetto colpo di grazia alla testa. Il procuratore ritiene che lui e l'altro assassino siano solo i killer ma i mandanti siano altri. Le modalità dell'esecuzione - è stato sempre detto - sono di tipo mafioso. Pietrolungo, spiega la questura, aveva rapporti con il clan Muto dell'ndrangheta, attivo a Cetraro, paese di nascita di Pietrolungo. Il procuratore ha tenuto a precisare che non ci sono elementi per coinvolgere il clan Muto nell'omicidio. La tecnica. A Pietrolungo s'è giunti perché nel febbraio 2022 una persona è rimasta ferita a Diamante, in Calabria per un colpo di arma da duoco. I Ris dei carabinieri hanno esaminato un capello e hanno ricostruito il Dna di un uomo. Questo Dna è risultato identico, cioé sovrapponibile, a uno dei tre profili genetici (pollice, indice e dito medio interstiziale) emersi nel 2012 dall'esame del guanto trovato nel 1991 sul luogo dell'omicidio. Oltretutto è stato ritrovata l'impronta del pollice sul silenziatore della pistola. Le "tracce papillari" e il profilo del Dna portano, spiega il procuratore, a un'identificazione senza dubbi, come si dice "di primo livello". Anche i testimoni del tempo hanno confermato che l'immagine di Pietrolungo, pur mutata, ha mantenuto caratteristiche che coincidono con quella di uno dei due uomini visti attorno alla casa il giorno dell'omicidio.
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