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L'intervento su una donna palestinese

Prima cornea artificiale ibrida, il contributo di Banca degli Occhi del Veneto

Messa a punto dal prof. Massimo Busin in un progetto di ricerca finanziato dal PNRR

Prima cornea artificiale ibrida, il contributo di Banca degli Occhi del Veneto

i medici coinvolti e al centro, Rasha

La Banca degli occhi del Veneto ancora una volta si dimostra un'istituzione sempre più all'avanguardia nella ricerca e nello sviluppo di sempre nuove soluzioni nel campo dei trapianti. Una tecnica chirurgica innovativa, nel campo dei trapianti di cornea, ideata dal prof. Massimo Busin dell'Università di Ferrara con l’ausilio della Banca degli occhi veneta presieduta dal dott. Diego Ponzin ha infatti restituito la possibilità di tornare a vedere a una donna, Rasha, rifugiata palestinese dalla Siria,
una dei primi tre pazienti sottoposti al trapianto della prima cornea artificiale ibrida, sviluppata in Italia e pensata per persone ad alto rischio di rigetto. Il progetto è stato presentato oggi presso il padiglione Rama dell'ospedale dell'Angelo di Mestre, sede della fondazione Banca degli occhi alla presenza di tutti i luminari coinvolti e della stessa Rasha, visibilmente emozionata. La nuova cornea artificiale si chiama Intra-ker un dispositivo sintetico che viene inglobato all’interno di due strati di tessuto corneale proveniente da donatore ed innestato nell’occhio del paziente. Punto centrale, come sempre in questi casi, è cercare di aumentare sempre di più le donazioni di tessuti.

Un progetto di ricerca che può contare su un finanziamento PNRR e guidato dal prof. Teresio Avitabile, ordinario dell’Università degli Studi di Catania, che vede coinvolti per la fase clinica anche il prof. Vincenzo Scorcia dell’Università degli Studi Magna Græcia di Catanzaro e il prof. Marco Mura dell’Università di Ferrara. I risultati sui primi tre pazienti sono molto promettenti e una di questi è proprio Rasha, 43 anni, madre di tre figli, rimasta gravemente ferita a seguito di un bombardamento durante la guerra in Siria nel 2011. Segnalata dall’ETS ULAIA ArteSud ODV che se ne era fatta carico fin dal suo arrivo in Libano nel 2012
nel campo profughi palestinese dove l’associazione opera, Rasha è arrivata in Italia nel 2016 nell’ambito del corridoio umanitario di Federazione Chiese Evangeliche, Tavola Valdese e Comunità di Sant’Egidio.

“A Damasco Rasha subisce un trapianto di cornea bilaterale, un occhio finisce con il rigetto mentre l’altro, all’arrivo in Libano, presenta ancora i punti di sutura che, ormai induriti, le provocano dolori lancinanti” racconta Olga Ambrosanio, presidente dell’associazione ULAIA. “Ora Rasha vive a Roma con la sua famiglia, l’abbiamo seguita e aiutata nel quotidiano, ma, continua Ambrosanio, sempre rincorrendo l’opportunità di trovare un giorno la possibilità di migliorare la condizione di questa giovane mamma destinata alla cecità totale. L’occasione si è presentata quando le ricerche fatte dalla dottoressa Luciana Poliandri,
nostra associata, ci hanno portato alla Fondazione Banca degli Occhi del Veneto. L’approccio è stato una lettera indirizzata al dott. Ponzin, la risposta immediata, e altrettanto il primo appuntamento”.

“I miei figli erano ancora piccoli quando, a causa dell’esplosione di un ordigno a distanza ravvicinata, ho perso quasi completamente la vista, percependo a malapena sensazioni di luce ed ombra da un unico occhio” dice Rasha "ringrazio di cuore tutti i medici e tutte le persone che mi hanno aiutata".

“Ogni anno nel mondo si effettuano 185mila trapianti di cornea, tuttavia 7mila trapianti falliscono e 12.7 milioni di cittadini a livello globale restano in attesa di trapianto. Il dispositivo Intra-ker è stato ideato come una protesi ottica intracorneale e può essere utilizzato come cornea artificiale in interventi ad hoc, a scopo compassionevole, in pazienti per i quali il normale trapianto di cornea sistematicamente fallisce perché l’occhio non tollera la cornea da donatore - ha ricordato il prof. Massimo Busin, ordinario all’Università di Ferrara. - Il dispositivo in polimetilmetacrilato si compone di una parte ottica centrale e di estremità periferiche che servono a stabilizzare la protesi nell’occhio, la protesi viene inserita avvolta da due sottili innesti di cornea da donatore, forniti dalla banca degli occhi e ricavati dall’isolamento di uno strato interno, chiamato “pre-descemetico”, spesso solo una decina di micron. Questi due sottili lembi evitano il rischio di estrusione della protesi e, vera chiave di volta di questo processo, mantengono nel tempo la loro trasparenza permettendo al paziente di tornare a vedere. Un dato che, in chirurgia corneale, non era mai stato osservato prima”.

“Per il mondo dell’eye banking è il primo trapianto dello strato profondo della cornea senza endotelio, una novità assoluta – afferma Diego Ponzin, Presidente di Fondazione Banca degli Occhi del Veneto – per accompagnare il dispositivo artificiale i nostri tecnici hanno isolato due tessuti ricavati da due donatori, che nella sezione centrale prevedono solo questo strato quasi impercettibile chiamato “pre-descemet”. Dalle analisi condotte in Fondazione Banca degli Occhi emerge che questa porzione conserva intatta una trasparenza del 70 per cento”.

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