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23.09.2025 - 05:43
L’assessore alle politiche educative Laura Besio racconta la sua visione per una scuola che metta al centro i bambini e la collaborazione tra famiglie, insegnanti e istituzioni
Venezia: Nel suo primo giorno di scuola da mamma e assessore, Laura Besio ha visto concretizzarsi una piccola grande vittoria della comunità: la partenza della classe prima alla scuola di San Giovanni Bosco a Ca’ Sabbioni, salvata grazie all’impegno di tutti. Un traguardo reso possibile da scuola, famiglie e istituzioni insieme, che per lei rappresenta la vera forza dell’educazione.
Qual è la sua priorità assoluta oggi in tema di educazione e scuole? «Continuo a credere nella scuola come quello spazio dove si entra bambini e si esce cittadini. Ecco perché è importante accendere la luce sul contenuto più che sulla forma. Serve recuperare il suo vero ruolo: a scuola si vive un percorso che contempla anche cadute, errori, rallentamenti, che fanno parte della crescita. Sono contraria alla smania di voler sempre tutelare tutto e tutti, ripulendo dagli ostacoli: promuovere con un voto che non rispecchia la reale condotta per non turbare gli animi, oppure evitare i voti per non creare pressioni. Se sterilizziamo ogni difficoltà, costruendo un ambiente senza spigoli, non permettiamo ai ragazzi di imparare ad affrontare la vita: sbagliare, cadere, rialzarsi. In sintesi, crescere. Nonostante un disorientamento generale, sono convinta che la scuola rimanga il luogo privilegiato in cui si istruisce e si forma la persona, si valorizzano i talenti, si trasmettono valori fondamentali per la comunità. È il posto in cui si educa, si impara, si scopre e si costruisce insieme il futuro. Questa è la vera sfida. E sono felice che la mia delega sia alle politiche educative e non solo all’istruzione, perché l’educazione è responsabilità di molti, non solo della scuola».
Tecnologia e futuro del lavoro: quali innovazioni didattiche state sperimentando? «Quest’anno abbiamo introdotto due nuove tematiche: l’intelligenza artificiale e le discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica). Come tutte le novità, vanno conosciute e accompagnate: saranno un’opportunità o un rischio a seconda di come sapremo gestirle. Ho insistito molto sull’uso consapevole del web: tecnologia e social sono strumenti affascinanti ma anche pericolosi, se affrontati senza preparazione. Per la prima volta abbiamo portato nelle scuole l’esperienza del papà di Carolina Picchio, la prima vittima riconosciuta di cyberbullismo».
Ci sono progetti specifici promossi dal Comune che portano la sua firma? «Sì, e ne sono fiera: per la prima volta abbiamo portato a scuola, in modo strutturato attraverso gli Itinerari Educativi, il tema del volontariato inteso come servizio gratuito. Un Paese senza solidarietà è sterile. I ragazzi hanno risposto con entusiasmo: è un segnale che mi dà fiducia».
Collaborazioni: quali sono i rapporti con università, fondazioni e associazioni? « Con il protocollo d’intesa firmato nel 2023 tra Regione Veneto, Comune di Venezia, Ca’ Foscari, Iuav, Accademia di Belle Arti, Fondazione Venezia Capitale della Sostenibilità e Conservatorio Benedetto Marcello è nato il progetto Venezia Città Campus. Mira a potenziare l’offerta formativa, attrarre talenti da tutto il mondo, rafforzare i legami tra atenei, imprese e territorio, sostenere programmi di residenzialità agevolata e realizzare nuovi posti letto».
Dispersione scolastica: qual è la situazione a Venezia e come intervenite? «È un fenomeno da monitorare, ma guardando ai dati dell’Ufficio Inadempienza Scolastica non vedo una reale emergenza nel Comune di Venezia. Più della metà degli studenti segnalati come “dispersi” durante l’anno poi rientra a scuola, grazie a un lavoro silenzioso ma prezioso. Agiamo con sensibilizzazione, chiedendo alle scuole di segnalare subito le assenze critiche. Offriamo colloqui psico-educativi ai genitori, attiviamo percorsi individualizzati per il minore e la famiglia, laboratori di motivazione allo studio e riorientamento, e ci avvaliamo di mediatori linguistici. L’obiettivo non è punire, ma recuperare: riportare i ragazzi nel circuito scolastico, farli rientrare e trovare la loro strada. La maggior parte lo fa».
Un assessore deve anche sognare: come immagina Venezia città educativa tra dieci anni? «Sogno una narrazione diversa delle nuove generazioni, troppo spesso descritte come svogliate. Esiste invece una maggioranza silenziosa di ragazzi che studiano, lavorano, fanno volontariato. È questa la gioventù che dobbiamo raccontare e valorizzare, anche con riconoscimenti come il Premio San Marco. E sogno che venga recuperata la cultura del lavoro: oggi qualcuno illude i giovani che si possa ottenere senza fatica, con le scorciatoie dei social. Ma il lavoro è impegno, responsabilità, crescita e partecipazione: è il motore del Paese».
Guendalina Ferro
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