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Con la presidente Martina Semenzato

Gino Cecchettin parla alla Commissione di inchiesta sul femminicidio

A due anni esatti dalla morte di Giulia, il 25 novembre arriva in aula il Ddl Femminicidio

Gino Cecchettin parla alla Commissione di inchiesta sul femminicidio

A due anni dal femminicidio di Giulia Cecchettin, il padre, Gino, è tornato a parlare davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, presieduta dall’onorevole Martina Semenzato. La sua voce, ferma e commossa, ha portato in Aula il peso del dolore e la forza dell’impegno civile. “L’educazione affettiva non è un pericolo, è una protezione – ha detto –. Non toglie nulla a nessuno, ma aggiunge consapevolezza, rispetto e umanità”.

Due anni fa, l’11 novembre 2023, Giulia veniva uccisa dall’ex fidanzato a Fossò. Da quella tragedia, Cecchettin ha scelto di reagire fondando la Fondazione Giulia Cecchettin, nata un anno fa. “Sono un padre che ha visto la propria vita cambiare per sempre – ha raccontato –. Ma non potevo stare fermo: se non cambiamo la cultura che genera la violenza, continueremo a piangere altre vite spezzate”.

Cecchettin ha ribadito che “la giustizia serve, ma arriva sempre dopo. Prima devono esserci prevenzione ed educazione”. Per lui, la scuola è il luogo da cui partire: “Una scuola che non parla di affettività, di rispetto, di parità, lascia soli i ragazzi davanti a un mondo che grida messaggi distorti”. E ancora: “Amare non è possesso, la forza non è dominio. La violenza di genere non nasce all’improvviso, cresce nel silenzio di una società che minimizza”.

Accanto a lui, la presidente Martina Semenzato ha ricordato il percorso della Fondazione come “un esempio di corresponsabilità tra scuola, famiglie e società civile”. Ha poi annunciato l’imminente approdo in Aula del disegno di legge sul femminicidio, previsto per il 25 novembre, auspicando “l’unanimità su un provvedimento complesso e necessario”. Il Ddl introduce l’autonoma fattispecie di reato di femminicidio, rafforza le misure cautelari e investe sulla formazione e la prevenzione.

Durante l’audizione, Cecchettin ha sottolineato anche l’urgenza di sostenere i centri antiviolenza, ancora troppo pochi e sovraccarichi. “Servirebbero dieci volte tanto – ha detto –. Dobbiamo garantire risorse e continuità a chi ogni giorno accoglie le donne che chiedono aiuto”.

La Fondazione oggi conta cinque comitati – scientifico, divulgativo, assistenziale, giuridico e giovanile – impegnati in una cinquantina di progetti su tutto il territorio nazionale. “Il nostro desiderio – ha concluso Gino Cecchettin – è guardare al futuro con occhi di speranza. I giovani sono pronti: ascoltiamoli di più, perché dal loro sguardo può nascere un Paese migliore.”

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