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Il punto a Palazzo Ferro Fini

Elezioni regionali in Veneto, l'analisi di Youtrend, Lega prima forza politica, il centrosinistra recupera rispetto al 2020

Sui social meglio Stefani di Manildo, meno post ma più interazioni

Elezioni regionali in Veneto, l'analisi di Youtrend, Lega prima forza politica, il centrosinistra recupera rispetto al 2020

Affluenza in caduta libera, centrodestra in netto vantaggio e una Lega capace di imporsi in quasi tutto il territorio regionale: sono questi gli elementi chiave emersi nel terzo e ultimo Punto Stampa dedicato all’analisi del voto del 23 e 24 novembre. Nella sala “Oriana Fallaci” di palazzo Ferro Fini, la squadra di YouTrend – con Giovanni Diamanti, Lorenzo Pregliasco, Giovanni Forti e Martina Carone – ha restituito un quadro dettagliato di un’elezione segnata da un dato su tutti: il 44,6% di partecipazione, tra i più bassi nella storia del Veneto.

Secondo Pregliasco, la bassa affluenza sarebbe il riflesso di una percezione crescente: «La convinzione che il voto incida poco sulla vita quotidiana». Un clima che non ha tuttavia impedito al centrodestra di consolidare la propria forza. Il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti ha parlato di una coalizione che “supera la soglia del 60% garantendo continuità e stabilità”, mentre il Segretario Generale Valente ha ricordato che solo dopo la proclamazione della Corte d’Appello si aprirà ufficialmente la XII legislatura.

Dal punto di vista numerico, la Lega per Stefani Presidente conquista 19 seggi, imponendosi come prima forza regionale. Seguono Fratelli d’Italia con 9, il Partito Democratico anch’esso con 9, e via via tutte le altre liste minori. Dalla distribuzione territoriale emerge come la Lega sia stata il partito più votato in 490 comuni su oltre 500, lasciando a Fratelli d’Italia 43 municipi e al centrosinistra solo qualche eccezione.

Per YouTrend, la vittoria del centrodestra ha assunto però un significato particolare. Diamanti ha definito Luca Zaia «grande trascinatore», capace con le sue 203 mila preferenze di segnare un record assoluto: un capitale politico che – pur non essendo candidato presidente – ha pesato per circa un 10% dei voti finali. Una spinta decisiva per Alberto Stefani, il nuovo presidente, che ha superato di 108 mila voti le sue stesse liste, affermandosi in tutte le province e in quasi tutti i capoluoghi.

L’analisi di Pregliasco mostra inoltre una frattura tra territori: nei capoluoghi Stefani vince 52 a 43, ma nei comuni sopra i 15 mila abitanti sale al 63%, raggiungendo addirittura il 69% nei centri più piccoli. Un segnale di radicamento che rafforza la storica continuità del centrodestra veneto.

Sul fronte comunicativo, Martina Carone ha messo in evidenza un altro elemento chiave: la superiorità di Stefani sui social. «Aveva un seguito quasi quattro volte superiore a Manildo», ha spiegato, sottolineando come il candidato del centrodestra abbia generato più interazioni pur pubblicando meno contenuti. Manildo ha puntato su sanità, ambiente e volontariato; Stefani, invece, su temi identitari come la legittima difesa e sull’economia realeimprese, agricoltura, allevamento.

Un quadro elettorale che conferma la forza strutturale del centrodestra veneto, ma che apre anche una riflessione più ampia sul futuro politico della regione: tra crisi della partecipazione, capacità di leadership e comunicazione sempre più centrale nelle dinamiche del consenso.

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