L'innovativo progetto di Piave Servizi è in corso di sperimentazione a Meolo: con le acque fognarie si irrigherà il Bosco Belvedere
Una vista del Bosco Belvedere di Meolo
Riutilizzare le acque depurate della rete fognaria a scopo irriguo. In tempi di cambiamenti climatici e siccità, Piave Servizi ha promosso un importante progetto ambientale, che riguarda la gestione circolare delle acque. La sperimentazione è in corso a Meolo. Piave Servizi, che gestisce il servizio idrico in una vasta area tra trevigiano e Veneto orientale, si avvale come partner del progetto della società israeliana Kando e dell’Università Politecnica delle Marche. Le due società sono state coinvolte da Piave Servizi nel primo passo del progetto, che riguarda la realizzazione di uno studio sul distretto fognario del Comune di Meolo. Per questo studio, dal costo complessivo di 200 mila euro, Piave Servizi ha ottenuto un contributo di 70 mila euro dalla Regione. Lo studio servirà a comprendere l’indice di inquinamento del sistema fognario. Per riutilizzare l’acqua a scopo irriguo è necessario, infatti, garantire un processo depurativo stabile. Elaborata dall’Ufficio Ricerca, Sviluppo e Sostenibilità del gestore idrico, l’indagine si propone di definire la matrice fognaria del bacino indagato, e quindi l’indice di inquinamento, con l’obiettivo, in un secondo momento, di pianificare un modello per l’approccio al riutilizzo delle acque depurate a scopo irriguo nel Bosco Belvedere. Lo studio si concluderà la prossima estate. “Il bacino fognario di Meolo è formato da 20 km di condotte e si distingue per una frazione di origine industriale elevata, circa il 20 per cento del carico idraulico totale, caratterizzata da reflui molto più complessi da trattare rispetto a quelli di origine civile – spiega Giorgio Serra, responsabile dell’Ufficio Ricerca, Sviluppo e Sostenibilità di Piave Servizi – Impiegando l’intelligenza artificiale e i suoi algoritmi, dunque, vogliamo definire un’impronta fognaria tipica del refluo trattato ed individuare, nel contempo, eventuali immissioni non conformi nella rete fognaria, raggiungendo la fonte di origine. Solo così, infatti, è possibile escludere l’eventuale presenza di agenti inquinanti e riutilizzare la risorsa idrica trattata”.
Irrigare con le acque reflue, Piave Servizi è la prima in Veneto a promuovere la sperimentazione
Una volta esaurita questa fase, si potrà arrivare allo scopo finale del progetto: predisporre il possibile riutilizzo delle acque depurate a scopo irriguo nel bosco Belvedere. Scopo finale del progetto, infatti, è proprio quello di predisporre il possibile riutilizzo degli effluenti depurati ad uso irriguo del bosco Belvedere di Meolo. Si tratterebbe del primo intervento del genere in Veneto. “Nessuno ha mai approcciato un simile iter autorizzativo: Piave Servizi, dunque, ancora una volta, farà da apripista – commenta il presidente Alessandro Bonet – Per noi ovviamente un grande orgoglio, a riprova del nostro costante impegno in progetti di ricerca e sviluppo che possano permetterci di garantire un servizio di qualità all’ambiente e al cittadino anche un domani”. Nel frattempo, nel Bosco Belvedere prosegue il presidio di indagine ambientale di Piave Servizi per promuovere la conoscenza e la salvaguardia di flora e fauna del sito, e attivare un sistema all’avanguardia per l’acquisizione da remoto dei parametri vegetativi primari di 20 piante campione, tramite l’installazione dei dispositivi innovativi Tree Talker Forest. Al progetto collaborano CO.RI.LA. accentratore di ricercatori tra Università Iuav di Venezia, Università di Padova, Consiglio Nazionale delle Ricerche e Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, oltre alla Start up Nature 4.0.
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