Tiziana Basso, segretaria generale della Cgil Veneto, commenta i dati regionali sull’occupazione femminile e maschile relativi al biennio 2020-2021
Basso avanza la tesi secondo cui l'occupazione femminile sta aumentando ma per lo più in maniera part-time: “Considerando i contratti a tempo indeterminato full time, abbiamo il 65,6% di uomini e il 34,4% di donne. La penalizzazione delle donne sul luogo di lavoro è ancora più evidente se si considerano i contratti a tempo determinato part time dove la precedente percentuale si rovescia letteralmente: 67,4% sono donne e 32,6% sono uomini. Anche sul fronte retribuzioni i dati evidenziano un gender gap inaccettabile, in tutti i settori e in tutte le province della nostra regione: a parità di mansioni abbiamo in media una differenza di paga oraria di 6 euro tra uomini e donne con un picco nei ruoli dirigenziali dove le differenze all’ora tra lavoratrici e lavoratori sono addirittura intorno alle 30 euro. Ricordiamo inoltre che questa segregazione salariale avrà gravi ripercussioni anche dal punto di vista previdenziale”. “È evidente quindi che le azioni messe recentemente in campo per promuovere la parità di genere, come ad esempio le certificazioni, sono utili ma non sufficienti – conclude Tiziana Basso – innanzitutto serve un cambiamento culturale e la comprensione che il contributo delle donne con un lavoro qualificato all’economia può cambiare la situazione, anche a livello di Pil. Sarebbe utile poi il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, dato che ad oggi la certificazione avviene solo nel rapporto tra impresa ed ente certificatore. Infine, è indispensabile attuare una contrattazione che punti ad eliminare le occasioni di disparità di contratto e di retribuzione, e che i sindacati partecipino ai percorsi di valorizzazione del lavoro femminile, con l’obiettivo di ampliare e replicare le buone prassi già in essere”.
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