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PSA
20.08.2024 - 08:34
Il grido d’allarme degli allevatori veneti è chiaro e forte: la peste suina africana (PSA) rappresenta una minaccia concreta per il settore suinicolo della regione. In un incontro tenutosi a Venezia nei giorni scorsi, la Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) ha avanzato proposte concrete per scongiurare l’avvento del virus, che ha già colpito Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna.
UN PIANO DI INTERVENTI URGENTI
La CIA Veneto ha sottolineato l'importanza di attuare pienamente il "Piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della PSA nei suini d’allevamento e nei cinghiali a vita libera", approvato con la delibera della Giunta Regionale del 14 giugno 2022. "Non dobbiamo farci trovare impreparati qualora giungesse nella nostra regione," ha dichiarato il direttore della CIA Veneto, Maurizio Antonini. Il piano prevede un programma di contenimento ad hoc degli ungulati, con un adeguato contributo per tutte le attività di controllo.
Un passo significativo in questa direzione è stata la nomina di Oscar Da Rold come nuovo coordinatore regionale per attuare interventi urgenti per il contenimento dei cinghiali. "Accogliamo in maniera positiva questa nomina," ha commentato Antonini, sottolineando l'importanza di avere una figura di riferimento per coordinare le operazioni sul territorio.
LA FIGURA DEL BIOREGOLATORE
Un'altra misura approvata dalla Giunta Regionale è l'istituzione della figura del "bioregolatore", un selecontrollore incaricato di presidiare le operazioni di gestione delle carcasse secondo i crismi della massima sicurezza. La delibera numero 857 del 16 luglio 2024 prevede anche la priorità per i proprietari o conduttori di fondi agricoli nella formazione e nel rilascio delle abilitazioni per diventare selecontrollori. "Occorre facilitare e accelerare i tempi di intervento," ha aggiunto Antonini, "quando arrivano delle segnalazioni in termini di presenza di cinghiali in una determinata area, bisogna passare immediatamente all’azione."
UN SETTORE ECONOMICO CRUCIALE
Il settore suinicolo veneto vale oltre 90 milioni di euro all’anno, con 1.522 allevamenti professionali e 681.763 capi, secondo i dati di Veneto Agricoltura. Le province maggiormente vocate sono Verona (43%), Treviso (18%) e Padova (15%). In caso di avvento della PSA, la CIA Veneto prevede perdite di oltre il 10% del fatturato complessivo, ovvero almeno 10 milioni di euro in dodici mesi. "E si tratta di una stima al ribasso," ha concluso Antonini, "andrebbe fortemente in crisi tutta la filiera del prosciutto Veneto DOP, con impatti più che negativi sul tessuto economico-sociale."
UN APPELLO ALLA REGIONE
Gli allevatori chiedono che venga previsto un contributo specifico per le attività di controllo e gestione dei cinghiali nei quattro distretti suinicoli individuati dalla regione: alto veronese, basso veronese, colli euganei-basso vicentino e Veneto centro. Inoltre, propongono l'attivazione di una filiera di commercializzazione dei capi catturati. "Tutte le azioni che vanno nella direzione della salvaguardia del comparto suinicolo veneto sono da adottare senza se e senza ma," ha ribadito Antonini.
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