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Volantini diffamatori contro la Chiesa

La Venezia religiosa sotto accusa: una vicenda di diffamazione scuote la comunità

Il patriarcato di Venezia chiede un risarcimento di 375 mila euro dopo la diffusione di volantini diffamatori che hanno coinvolto il patriarca Moraglia e alcuni sacerdoti

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Foto di repertorio

La storica città di Venezia si trova al centro di una vicenda che ha turbato la sua comunità religiosa. Tra il 2019 e il 2020, il centro storico è stato teatro della diffusione di volantini anonimi che hanno scatenato un'ondata di diffamazioni contro alcuni membri della Curia veneziana, tra cui il patriarca Francesco Moraglia. I volantini, firmati da un misterioso "Fra.Tino", contenevano accuse di comportamenti inappropriati, principalmente di natura sessuale, e hanno messo in serio pericolo l'immagine della Chiesa locale.

Una delle frasi più dolorose riportate sui volantini, "Toni, nascondi i bambini perché passa el prete", seppur pronunciata con un tono ironico, ha avuto un impatto devastante, alimentando il sospetto e creando un clima di sfiducia nei confronti della Curia veneziana.

La richiesta di risarcimento

Il patriarcato di Venezia, tramite il suo legale Pierpaolo Bottino, ha deciso di portare in tribunale Enrico Di Giorgi e Gianluca Buoninconti, accusati di diffamazione. La richiesta di risarcimento ammonta a 375 mila euro, una cifra che comprende sia il risarcimento per il patriarcato stesso che per i sacerdoti coinvolti nelle accuse. In particolare, per il patriarca Moraglia e il vicario Angelo Pagan, il danno è stato lasciato alla valutazione del giudice, a dimostrazione della gravità della situazione.

Un quadro di accuse infondate

Durante il processo, l'avvocato Bottino ha cercato di smontare le accuse, dimostrando che gran parte delle accuse nei confronti di Moraglia erano infondate e manipolate. In particolare, è stato messo in evidenza come il patriarca e il vicario abbiano agito tempestivamente, difendendo l'integrità della Chiesa e affrontando con serietà ogni segnalazione ricevuta, contrariamente a quanto riportato dai volantini.

Il caso di Massimiliano D'Antiga e le accuse personali

Un episodio centrale nella vicenda riguarda l'ex sacerdote Massimiliano D'Antiga, considerato il cuore del caso. D'Antiga, amico di Di Giorgi, era stato oggetto di provvedimenti disciplinari da parte di Moraglia, che nel dicembre 2020 ha deciso la sua riduzione allo stato laicale. Nonostante le critiche e le pressioni ricevute, Moraglia ha mantenuto una posizione ferma, dimostrando integrità. L'accusa che ha suscitato maggiore indignazione è stata quella riguardante una presunta connessione della famiglia Moraglia con la clinica Villa Serena di Genova, accusata di essere coinvolta in pratiche abortive. Bottino ha respinto questa accusa come "una diffamazione schifosa", chiarendo che la famiglia Moraglia aveva solo una piccola quota della clinica e che l'unico indagato era un medico che agiva senza il loro coinvolgimento.

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