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Settore agroalimentare
30.01.2025 - 13:29
Foto di repertorio
Dopo una crescita dell’8,7% nel 2024, le prospettive per il 2025 nel settore agroalimentare veronese sono positive, con una previsione di incremento del valore aggiunto del +1,7%. La provincia scaligera si conferma tra le prime cinque in Italia, mantenendo il suo primato regionale per valore aggiunto. Nonostante una flessione del 4,8% nel numero di unità di lavoro rispetto all’anno precedente, Verona rimane la provincia veneta con il maggior numero di lavoratori in agricoltura, quasi il 30% dell’intero settore regionale.
L’export agroalimentare si conferma la forza trainante dell’agricoltura veronese, con un raddoppio delle esportazioni dal 2007 al 2023, passando da 1,6 miliardi a 4,3 miliardi di euro. Le esportazioni agricole costituiscono quasi un terzo (28%) dell’intero export provinciale, confermando Verona come leader nazionale in questo settore, seguita da Cuneo e Milano. I principali prodotti esportati sono i vini, le carni lavorate e le eccellenze lattiero-casearie.
Tuttavia, i costi di produzione restano una preoccupazione per il comparto, con l’aumento dei prezzi dell’energia e dei mezzi di produzione, che mettono sotto pressione le piccole aziende agricole. Sebbene il 2025 preveda un aumento dei prezzi per alcuni prodotti come mais e grano duro, la situazione è ancora complessa per altri settori, come la frutta e i semi oleosi, che hanno subito una flessione nei due anni precedenti.
La difficile situazione economica sta influenzando soprattutto le microimprese, con circa 600 aziende agricole in meno negli ultimi quattro anni nella provincia di Verona. Mentre le aziende di dimensioni medio-grandi sembrano resistere meglio, le microimprese soffrono maggiormente e sono costrette a chiudere i battenti.
Alberto De Togni, presidente di Confagricoltura Verona, ha sottolineato l’importanza dell’export agroalimentare, che rappresenta una fetta significativa dell’economia provinciale, ma ha anche evidenziato l’incidenza dei costi sui margini di guadagno, che stanno erodendo la redditività delle imprese agricole.
Renato Mason, segretario della Cgia-Mestre, ha fatto eco a queste preoccupazioni, sottolineando che sebbene i costi di produzione siano diminuiti leggermente nel 2024, l’aumento dei costi energetici e le tensioni internazionali potrebbero compromettere i risultati positivi ottenuti. Il 2025 si apre dunque con molte incertezze, tra cui il rischio di eventi catastrofali sempre più frequenti che potrebbero minacciare il settore agroalimentare.
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