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Cultura e spettacolo
21.03.2025 - 18:46
Ca’ Pesaro, Venezia
La Venezia degli anni Cinquanta e Sessanta, con il suo fermento culturale e le sue contraddizioni, torna protagonista a Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d'Arte Moderna con una grande mostra dedicata a Raoul Schultz (Lero, Egeo 1931 – Venezia, 1971). L’esposizione ripercorre il percorso dell’artista dal 1953 al 1970, attraverso oltre 50 opere provenienti dalle collezioni della Galleria veneziana e da raccolte private.
La carriera di Schultz prende il via con le partecipazioni alle Collettive della Fondazione Bevilacqua La Masa, dove espone lavori figurativi ispirati all’architettura veneziana. Con il passare del tempo, la sua ricerca si evolve verso una pittura più sperimentale, fino a raggiungere negli anni Sessanta le Prospettive curve e le Nuove strutture, opere in cui la forma viene decostruita e rielaborata in chiave moderna.
Un artista eclettico tra pittura, grafica e scenografia
Schultz è stato un artista poliedrico: pittore, illustratore, grafico e scenografo. Il suo percorso creativo è irregolare, costellato di ripensamenti e ritorni al disegno, alla scrittura, alle opere concettuali come le Lettere anonime, i Progetti Leonardeschi e le Toponomastiche.
Nel suo lavoro emergono influenze surrealiste, accostate a suggestioni dadaiste e alla sperimentazione dell’arte comportamentale, che lo portano a ridefinire il linguaggio visivo con un approccio sempre innovativo.
Tra cinema, letteratura e grandi amicizie
Schultz non è stato solo un artista, ma anche un intellettuale immerso nel fermento culturale del suo tempo. Ha intrecciato amicizie e collaborazioni con figure di spicco come lo sceneggiatore e montatore Kim Arcalli, gli scrittori Alberto Ongaro e Goffredo Parise, il fumettista Hugo Pratt e il regista Tinto Brass, per il quale nel 1963 ha realizzato le scenografie del film Chi lavora è perduto.
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