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10.03.2021 - 19:00
Molti si chiedevano perché fosse chiuso lo spaccio e bistrot biologico lungo la statale a Povolaro. Oggi lo sappiamo: ha riaperto infatti la struttura de La Decima Srl a Dueville (Vicenza), dopo alcuni giorni di chiusura a causa del blitz messo a segno dall’Ispettorato del lavoro interregionale e dai carabinieri.
L’azienda infatti - secondo fonti sindacali - si sarebbe affrettata a regolarizzare le posizioni dei 14 collaboratori che i funzionari dello Stato hanno ritenuto che lavorassero con contratti irregolari e in una situazione di sfruttamento. A segnalare la situazione il sindacato Flai Cgil dopo aver verificato le posizioni lavorative di alcuni lavoratori.
Nella sede dell’ex azienda di proprietà dell’Amministrazione provinciale di Vicenza (messa all’asta e venduta qualche anno fa) sono intervenuti anche i carabinieri dello speciale nucleo dell’Ispettorato del lavoro.
Il gruppo che fa capo a La Decima Srl con sede e bistrot di rivendita di prodotti biologici nel vicentino, ha attività anche a Mantova e a Bologna; pertanto l’operazione ha coinvolto tre regioni: Veneto, Emilia Romagna e Lombardia.
Il blitz è stato simultaneo nelle tre provincie: gli ispettori e i carabinieri avrebbero riscontrato una grave situazione di sfruttamento lavorativo e di irregolarità contrattuali nei confronti di 14 lavoratori, stranieri ed italiani.
L'ispettorato del lavoro ha contestato lavoro nero, uso massiccio di “pseudo tirocinio” (i lavoratori venivano retribuiti tra i 200 e 400 euro al mese e secondo i sindacalisti avrebbero lavorato tutti i giorni per non meno di dieci ore al giorno) e condizioni di gravi irregolarità in materia di salute e sicurezza nel luogo di lavoro.
Nel bolognese, in una azienda collegata, i funzionari avrebbero riscontrato 3 lavoratori completamente in nero (due extracomunitari e un italiano) e in pessime condizioni igienico-sanitarie.
Le autorità - secondo fonte sindacale - hanno già emesso ammende per circa 9mila euro e disposto la sospensione dell’attività nel punto vendita in provincia di Vicenza, poi riaperto.
Ma la “scoppola” riguarderebbe i contributi: l'ispettorato del lavoro ha disposto che vengano infatti recuperati i contributi relativi ai falsi tirocini per circa 30mila euro, ma gli accertamenti sarebbero ancora in fase di completamento.
“Questa operazione delle forze dell’ordine e dell’ITL - dichiara Giosuè Mattei (Flai Cgil Vicenza) - nasce da una attività che come FLAI CGIL svolgiamo in maniera capillare nel territorio attraverso il sindacato di strada. L’azione di stare vicini ai lavoratori nei luoghi di lavoro ma soprattutto parlarci, ascoltarli, comprenderli nel loro disagio, consente di intercettare tutte quelle “prassi spia” che questi imprenditori spregiudicati praticano sfruttando le Lavoratrici e i Lavoratori. La collaborazione con gli organi ispettivi consente di intervenire a tutela, là dove si configurano reati e si annienta la dignità delle persone. Nello specifico ci sono voluti molti mesi di lavoro certosino e sottotraccia per ricostruire il quadro consegnato alle autorità. L’aver smascherato questa attività rende giustizia a tutti quei lavoratori che in questi anni sono stati sfruttati e hanno pagato le conseguenze dei molti illeciti subiti. Lo sfruttamento lavorativo, non solo in agricoltura, non ha confini. Anche la nostra provincia di Vicenza ha, purtroppo, delle tinte fosche da questo punto di vista. La nostra attività, perciò, prosegue e continueremo a segnalare alle autorità competenti anche tutte quelle attività illecite e di sfruttamento che sono collegate ai servizi all’agricoltura, dove risultano spesso utilizzate, da molti imprenditori agricoli, sedicenti “cooperative spurie”, nel vicentino ma anche in altri territori del Veneto.
Noi non volgeremo mai lo sguardo da un’altra parte per far finta di niente, ma dove ci sarà anche un solo lavoratore vittima di sfruttamento, noi saremo al suo fianco”.
"Un’azione coordinata in tre regioni - conclude Andrea Gambillara (segretario generale Flai Cgil Veneto) - conferma l’importanza della collaborazione tra organi ispettivi e parti sociali territoriali. Questa vicenda, però, ci conferma due altri aspetti: da una parte la presenza di sfruttamento anche dove viene rivendicata una “produzione di qualità”, senza che però ci sia il lavoro di qualità; dall’altra la necessità di completare l’azione repressiva con un’azione preventiva “di rete”. Possiamo attuare gli strumenti della legge 199/2016 e concretizzarne altri, in sinergia, per una lotta efficace a favore della legalità e dignità del lavoro. Sono in campo molte proposte e progetti (anche finanziati da Unione Europa e Ministero delle Politiche agricole) utili non solo a lavoratrici e lavoratori, ma anche alle molte imprese corrette che meritano di essere distinte da chi attua comportamenti illegali".
(FB)
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