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Caso porcilaia di Velo d'Astico: sequestrati 140mila euro all'imprenditore accusato di simulazione di reato

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La vecchia porcilaia di Velo d'Astico in cui operava l'allevatore Valerio Sperotto deceduto nel 2011 e sospettato di aver ucciso due mogli

La guardia di Finanza di Vicenza ha sequestrato beni mobili e immobili per 140mila euro nei confronti di un imprenditore accusato di simulazione di reato.

la porcilaia di Velo d'Astico La vecchia porcilaia di Velo d'Astico in cui operava l'allevatore Valerio Sperotto deceduto nel 2011 e sospettato di aver ucciso due mogli

Si tratta dell'imprenditore edile Bortolo Miotti che ha acquistato la porcilaia del defunto Valerio Sperotto dove si sospetta che abbiano trovato la morte le due mogli dell'allevatore morto nel 2011. Le due signore infatti erano scomparse nel nulla, una negli anni '80 e l'altra negli anni '90. Della seconda moglie, una romena, è stata trovata un'unghia all'interno di quello che fu un allevamento di suini.

L'imprenditore Miotti, nei cui confronti i finanzieri hanno eseguito nei giorni scorsi il sequestro conservativo, è attualmente a processo per l’ipotesi delittuosa di simulazione di reato.

L'ipotesi d'accusa è maturata nell’ambito di una denuncia presentata nell’ottobre del 2017, nella quale Miotti avrebbe fornito dichiarazioni - rivelatesi poi false - concernenti il ritrovamento, in occasione di alcuni scavi effettuati qualche mese prima all’interno della vecchia porcilaia di Sperotto di cui aveva acquisito la disponibilità, di diverse ossa umane (tra le quali anche un teschio, costole e ossa lunghe) occultate all’interno di un sacco di nylon sotterrato nell’appezzamento di terreno destinato, dal precedente proprietario, ad allevamento di suini.

La Procura della Repubblica di Vicenza, al fine di trovare riscontri ai gravi fatti denunciati dal neo proprietario del terreno, aveva avviato minuziose e onerose ricerche disponendo scavi, acquisizioni stratigrafiche, sbancamenti e setacciamenti di terreno, eseguendo analisi tecnico-specialistiche sui reperti rinvenuti avvalendosi, a tale scopo, anche dell’ausilio di consulenti tecnici specializzati.

In relazione all’entità dell’esborso sopportato, il Pubblico Ministero incaricato ha ottenuto dal Tribunale l’applicazione della misura cautelare del sequestro conservativo, nei confronti dell’imputato, dei beni mobili e immobili a lui riconducibili.

Al termine delle operazioni di sequestro sono stati sottoposti a blocco conservativo, fino al raggiungimento dell’ammontare di euro 139.800, stabilito dal Tribunale di Vicenza, somme di denaro giacenti su conti correnti, due automobili, nonché fabbricati e terreni.

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