Vicenza: "Alla mostra sul Rinascimento 250 visitatori al giorno, siamo lontani anni luce da Goldin"
IL MODELLO: GUADAGNARE E PROMUOVERE Il concetto era: facciamo delle grandi mostre, che rilancino Vicenza, il suo sistema turistico ed economico, ma facciamolo guadagnandoci noi come Comune e non lasciamo i soldi a quei brutti e cattivi di privati che usano le risorse del Comune per lucrarci sopra. L'amministrazione Rucco ha teorizzato questo come un "modello"; e lo ha perseguito realizzando in questi anni due mostre in città, quella su Oppi e l'appena conclusa sul Rinascimento. I RISULTATI. FALLIMENTARI Alla prova dei fatti il "modello" si è dimostrato fallimentare per entrambe le mostre e per entrambi gli obiettivi dichiarati, sia quello di promozione turistica della città, sia quello economico finanziario. In entrambi i casi con conti pesanti per i vicentini. I NUMERI DELLA MOSTRA SUL RINASCIMENTO - 51.873,08 euro di "utili": secondo l'assessore la prima volta che il Comune guadagna! - 40.406 visitatori: numeri "assolutamente soddisfacenti"; insomma, una mostra “straordinaria”, sempre secondo l'assessore.
"I soldi li hanno messi tutti i vicentini, perché anche i quattrini di Aim sono nostri"
GUADAGNARE: INNANZITUTTO I CONTI Comprendiamo tutto, compreso che un assessore alla Cultura può non essere ferrato con i numeri, ma affermare che per la prima volta il Comune guadagna con una mostra davvero non si può sentire! Un qualsiasi pasticcere che pensa di preparare e vendere delle torte, e dopo aver speso 40 euro tra farina, uova e zucchero, e averne aggiunti altri 5 in corso d'opera, alla fine ne porta a casa 45, beh, diciamo che non ha propriamente raggiunto il proprio obiettivo, se era quello di guadagnare. Non bisogna dimenticare infatti che per la mostra agli iniziali 400.000 euro sono stati aggiunti ulteriori 50.000 stanziati alla fine con una variazione di bilancio.
Il consigliere comunale di opposizione Raffaele Colombara
SPONSOR Ma i Vicentini hanno speso di tasca loro solo i 450.000 euro? L'amministrazione ci dice che una parte è stata finanziata dagli sponsor. E qui allora bisogna essere chiari: da dove vengono le centinaia di migliaia di euro messi da Agsm Aim come sponsor se non dalle bollette pagate dagli stessi vicentini? In un'economia di mercato, dove gli sponsor privati investono su iniziative che in qualche modo rendono, questa amministrazione composta da liberisti (con i soldi degli altri) di sponsor privati ne ha visti ben pochi ed è dovuta ricorrere alla solita mungitura della municipalizzata di casa, cioè ai soldi delle bollette dei cittadini: peggio dei peggiori statalisti dell'economia pianificata sovietica del secolo scorso! UN MODELLO CHE NON TIENE Se vogliamo allargare il bilancio e sommiamo i numeri di questa mostra al buco di almeno 700.000 euro della precedente capiamo quanto questo modello sia stato finora fallimentare e non si regga se non facendo ricorso ai soldi pubblici. Altro che guadagni! PROMUOVERE Passiamo al secondo aspetto, e cioè a quello della promozione, del rilancio turistico e culturale della città, che avrebbe dovuto essere il vero obiettivo di quest'amministrazione. Il nostro pasticcere dirà che, si, non ci ha guadagnato, è andato in pari, ha lavorato anche in perdita, ma in definitiva voleva promuovere l'attività, creare un volano e attirare nuovi clienti. I VISITATORI 40.000 visitatori in quasi 5 mesi sono una delusione, per il numero in sé e soprattutto perché dicono della scarsa o nulla ricaduta della mostra sul tessuto economico e turistico di Vicenza. NUMERI SCARSI IN SÉ Lo avevamo evidenziato fin dall'inizio analizzando i primi dati e chiedendo un maggior sforzo di promozione; il 7 gennaio scrivevamo: "Siamo fiduciosi naturalmente che i numeri crescano, ma una mostra come questa non può avere meno di 100 mila visitatori: qualunque risultato sotto questa cifra sarebbe da considerare un disastro; in seguito il trend non è purtroppo di molto migliorato. Poco più di 250 persone al giorno, comprensivi di scolaresche e gruppi vari, sono impatti ben lontani da quelli che vedevano anche punte di migliaia di ingressi giornalieri durante l'era Goldin. Ma se questo tipo di paragone non piace, basta venire ai giorni nostri, in piena era covid, e andare poco lontano, a Rovigo, dove in poco più di 3 mesi a palazzo Roverella sono già oltre 70 mila i visitatori e non si trovano ormai più biglietti per le ultime settimane. Ed esempi analoghi non mancano in altre realtà a noi assimilabili. NUMERI CHE NON HANNO LASCIATO UN SEGNO I numeri della mostra sul Rinascimento sono scarsi in sé, ma, quel che è peggio, non hanno lasciato segno in città. NESSUN EFFETTO VOLANO Guardiamo i grafici. Visitatori ne sono giunti pochi, molto probabilmente soprattutto da zone limitrofe, e comunque già conoscevano la città. Ed infatti un altro grafico, sempre ben colorato, dice che un terzo dei visitatori è residente in città e gli altri due terzi è già stato a Vicenza: solo il 6% visita per la prima volta la città: con buona pace dell'effetto volano! Non era forse questa la mostra della “rinascita” della città? L'obiettivo non era forse quello di creare un volano per la cultura e l'economia vicentine? Abbiamo assistito a mostre che sono passate per la città senza lasciare il segno; esse sono risultate attività non prive di un loro contenuto culturale, ma non hanno inciso minimamente sul tessuto economico, sul turismo, sull'Economia complessiva della città. Hanno mosso pochissime persone e tutte locali. Nessuno, o pochissimi, nuovi visitatori sono venuti a Vicenza per vedere queste mostre. Non sono risultate un attrattore. Questa mostra non ha fatto scoprire la città a qualcuno che non la conoscesse già. E allora, aldilà dei presunti guadagni, la domanda è: è valsa la pena far spendere più di due milioni di euro alla comunità ed al territorio per non avere ricadute? Cosa c’è di “straordinario” in tutto questo? È MANCATA LA PROMOZIONE Se l'obiettivo è quello di proporre Vicenza a livello nazionale, oltre alla scelta del soggetto della mostra, è mancata la promozione. Così non stiamo proponendo Vicenza a livello nazionale: poche decine di migliaia di euro di promozione non servono a nulla. Se vogliamo che la mostra abbia un impatto dobbiamo lavorare di comunicazione e marketing. Per pubblicizzare la mostre Goldin investiva centinaia di migliaia di euro, il che vuol dire che la città era sulle principali testate nazionali, uno sforzo di presentazione della città a livello nazionale: non articoli, ma pagine intere, aperture di tg nazionali.
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