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Il mondo di Zerocalcare (che non lo fa diventare cattivo) convince però solo a metà

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Un'immagine della serie di Zerocalcare, naturalmente autobiografica

La nuova serie non raggiunge le vette del suo prodotto precedente: difficile superarsi senza replicare

Un'immagine della serie di Zerocalcare, naturalmente autobiografica
Superarsi senza replicare ciò che si è già fatto è la maledizione di ogni artista che riscuote successo. Anche ZeroCalcare, pseudonimo del fumettista romano Michele Rech, ha dovuto misurarsi con questo dilemma. La sua nuova serie, “Questo mondo non mi renderà cattivo”, è disponibile su Netflix. Dopo la popolarità ottenuta con “Strappare lungo i bordi” del novembre di due anni fa, ZeroCalcare riporta il proprio mondo a fumetti sugli schermi per raccontare una storia inedita in sei episodi. Ad eccezione del formato - gli episodi durano 30 minuti e non più 15 - la nuova serie segue le orme della formula precedente, diventata uno dei prodotti originali italiani più apprezzati a livello internazionale su Netflix. “Questo mondo non mi renderà cattivo” è un po’ il gatto di Schrödinger del fumettista romano: massimo riserbo sulla storia e accesso limitatissimo alla stampa. Chi l’ha potuta vedere in anteprima come il sottoscritto capisce subito il perché di questa segretezza. Il racconto è molto politico e desterà senz’altro polemiche. La vicenda si innesca dal ritorno al quartiere (che è Rebibbia, ma non è Rebibbia) di un vecchio amico di Zero dopo anni passati in comunità proprio nel momento in cui la loro comunità si spacca in due, tra chi vuole cacciare un gruppo di migranti appena arrivati nel centro di accoglienza e chi invece vuole battersi per il loro diritto a restare lì. Michele Rech racconta un’Italia spaccata e piena di complessità, dove gli schieramenti sono sempre meno politici e sempre più ideologici. Tuttavia “Questo mondo non mi renderà cattivo” finisce spesso per risultare didascalico e - a tratti - retorico. Quella stessa retorica che molto spesso viene rimproverata alla sinistra. A differenza della serie precedente, in cui la storia respirava grazie ai non detti, in questo nuovo cartone la dovizia di dettagli finisce per appesantire una vicenda. che avrebbe bisogno di maggiore linearità e nitidezza. Era difficile superarsi, e va apprezzato il coraggio di andare in una direzione differente. Il problema è che, dopo averlo visto, si rischia di uscirne buonisti.

Paolo Di Lorenzo

 
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