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Il personaggio
20.03.2025 - 14:11
Una musica che si nutre di paesaggi naturali, letteratura e tradizioni popolari. È questo il fil rouge che ispira la produzione artistica di Giovanni Bonato, compositore di Schio e docente al Conservatorio Pollini di Padova. Ma nella sua vita la musica è sempre stata presente grazie alla figura del padre, fonte di ispirazione artistica e umana. “Mio padre ha vissuto gli anni della guerra in prima persona e fu anche imprigionato. Un’esperienza devastante che l’ha segnato profondamente. E la sua ancora di salvezza è stata proprio la musica.” racconta Giovanni “Era un organista in parrocchia e componeva anche le messe da eseguire con il coro. Quando eravamo piccoli, io e i miei fratelli lo sentivamo provare e spesso si cantava tutti insieme”. Una figura fondamentale, ma che lo lasciò troppo presto. “Avevo 14 anni quando mio padre è venuto a mancare. Dopo la sua morte ho sentito la forte esigenza di avvicinarmi alla musica e ho iniziato a studiare pianoforte. Pochi anni dopo sono entrato in Conservatorio al corso di composizione, in cui mi sono formato con la scuola di Giacomo Manzoni. Nel lontano 1986 mi sono diplomato”.
Da allora il suo fuoco creativo non è mai venuto meno, portandolo ad affermarsi sulla scena internazionale con brani di musica cameristica, vocale e sinfonica. A guidare il suo processo creativo è soprattutto la natura: “Frequento molto la montagna, i boschi in particolare. Come molti compositori mi ispiro ai suoni naturali, dal canto degli uccelli al soffio del vento. Ciò che mi interessa cogliere è soprattutto l’evoluzione di questi elementi nel loro manifestarsi in natura come ad esempio una nuvola che nasce in cielo e poi si trasforma. Amo molto anche gli strumenti ad arco e a percussione, che mi affascinano per la loro capacità di espansione sonora”. Ma un brano musicale può nascere anche nel caos della vita cittadina: “Spesso propongo ai miei studenti un esercizio molto utile per lo sviluppo della consapevolezza sonora, basato sul metodo del compositore Murray Schafer. Per cinque minuti li invito a monitorare i suoni percepiti in un contesto urbano, come ad esempio una piazza. I risultati sono sorprendenti: ognuno di loro coglie aspetti molto diversi perché il nostro orecchio seleziona i suoni in base alla sensibilità e al background esperienziale.Da questo tipo di ascolto personalizzato nascono partiture particolari, originate da ciò che comunemente chiamiamo rumore”.
La ricchezza di spunti che ispira l’universo compositivo di Bonato si estende anche alla letteratura: “Uno dei lavori che mi ha dato maggiore soddisfazione è “Dar Gaist ist heute kemmet”, ispirato a un testo in lingua cimbrica, antico dialetto tedesco che si parlava nell’Alto vicentino. Il brano è permeato di citazioni appartenenti a questa cultura millenaria, con riferimenti a temi popolari cantati anche nella Grande Rogazione di Asiago, la manifestazione primaverile che ogni anno anima l’Altopiano dei Sette Comuni.Il brano nasce proprio dalla volontà di rendere omaggio a questo affascinante mondo popolare che sta ormai tramontando”. Ed è ancora una volta la natura il filo conduttore: “Dar Gaist ist heute kemmet è un brano pieno di primavera, che celebra lo spirito della Pentecoste visto con gli occhi degli animali. Vero protagonista dell’opera è il violoncello, assimilato a un insetto che esplora il micromondo del prato”.
Giulia Turato
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