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23.03.2021 - 09:36
Giovanni Diamanti in una trasmissione tv con Enrico Mentana
Giovanni Diamanti in una trasmissione tv con Enrico Mentana
Sei autore di diverse pubblicazioni, parliamo de ‘I segreti dell’urna’, uscito a fine maggio dello scorso anno per Utet. Perché questo libro? “Perché penso sia importante leggere la politica e le campagne elettorali con occhi diversi e uno sguardo attento alle strategie, per approfondire il “cosa c’è dietro”. Se si leggono Sun Tzu o Von Clausewitz, si trovano chiavi di lettura illuminanti per comprendere le scelte politiche. Il libro è rivolto a un pubblico vasto. Spero soprattutto possa piacere a un appassionato di politica, perché possa interpretare questa passione con uno sguardo più attento e consapevole. Ma anche gli addetti ai lavori potrebbero trovarci qualcosa di divertente”. Cosa distingue una campagna elettorale vincente da una perdente? “Beh, anzitutto il leader. E poi, la strategia. Senza un leader apprezzato e una strategia corretta, non si vince”. In che misura la comunicazione può incidere sull’effettivo risultato? “La comunicazione da sola non basta, ed è giusto così. Ma la politica non va pensata in contrapposizione alla comunicazione: comunicare è un elemento fondamentale della vita democratica. Serve a dare ai cittadini conoscenze mature e un adeguato livello di informazione”. Chi è il migliore e chi il peggiore comunicatore del momento nel panorama politico italiano? “Non do i voti, ma mi limito a osservare i dati dei sondaggi: i leader più amati oggi sono Giuseppe Conte e Mario Draghi. Il meno apprezzato è nettamente Matteo Renzi”. Migliore e peggiore di sempre? “Se prima ho risposto guardando i dati e il gradimento dei leader, qui rispondo con le mie passioni. In Italia amo molto Nenni, Pertini, Berlinguer, Ingrao, nel primo periodo Craxi. Sul fronte dei peggiori nella nostra storia nazionale, invece, me la cavo con una banalità: non amo i dittatori”. In che modo vincitori annunciati si trasformano in clamorosi perdenti? “Ci riusciranno se faranno una campagna da vincitori annunciati, ovvero cercando di non inimicarsi nessuno, senza lanciare messaggi, senza mettercela tutta. In Italia è successo con Bersani nel 2013, negli Stati Uniti con la Clinton”. Nei confronti della politica c’è sempre più disinteresse, se non totale rifiuto. Come si fa a invertire questa tendenza, ormai consolidata? “Sarà un lavoro lungo, ma bisogna ridare dignità alla politica. Impegnarsi nella Cosa Pubblica è un’attività nobile, significa dedicarsi alla propria comunità. La soluzione all’antipolitica è la politica buona. E ce n’è tanta: nei territori, nelle associazioni, ma anche nelle istituzioni. Viviamo in un Paese in cui sono tante le persone che hanno versato il proprio sangue per costruire una democrazia solida: non si meritano il nostro disinteresse”. (Elisa Santucci) Edizione
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