Dario Fo si esibisce all'Olimpico di Vicenza nel 1993. Fu l'unica volte, delle molte che recitò in città, che calcò il palcoscenico dell'Olimpico
Negli anni Settanta recitò il suo monologo che lo rese famoso in uno spettacolo sfortunato al palasport
Dario Fo si esibisce all'Olimpico di Vicenza nel 1993. Fu l'unica volta, delle molte che recitò in città, che calcò il palcoscenico dell'Olimpico
Novantacinque anni fa oggi, 24 marzo, nasceva a Sangiano, in provincia di Varese, Dario Fo. Il futuro premio Nobel recitò numerose volte a Vicenza: negli anni Settanta, per la precisione nel 1977, si ricorda un suo “Mistero buffo” al palasport con pochissimi spettatori. E con un temporale che scrosciava e tuonava al punto che l’attore in scena alzando gli occhi al cielo chiese al Padreterno se ce l’avesse anche lui con lo spettacolo. Spettacolo dissacratorio che molti a Vicenza non condividevano. Fu sul palcoscenico dell’Olimpico una sola volta, il 20 settembre 1993, quattro anni prima che l’accademia svedese gli attribuisse il premio Nobel con questa motivazione: “Seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”. All'Olimpico l'aveva chiamato Mario Mattia Giorgetti, responsabile della stagione del teatro e anche della rivista "Sipario" che aveva insignito delle "Maschere" tre grandi comici dell'Arte: Dario Fo, Ferruccio Soleri e Roberto Benigni. Come ricorda in un suo libro Antonio Stefani, Dario Fo "felice soprattutto per essere finalmente giunto sul palco dell'Olimpico, l'attore ringrazia nel modo in cui tutti si aspettano: recitando. Davanti al pubblico e attorniato dai giovani, sceglie la scena della "resurrezione di Lazzaro" del celebre Mistero buffo, ovvero la strepitante e corrosivo - quanto a suo modo affettuosa - ricostruzione del miracolo evangelico che diviene, nella sua fervida fantasia d'autore e interprete, occasione d'intrattenimento popolare... a pagamento. Lanciato nel suo inimitabile patois padano-veneto-lombardesco a impersonare i vari personaggi del quadro, camicia rosso fiammente e mimica travolgente, Fo viene salutato al termine dell'improvvisata esibizione, con applausi fragorosi".
Di fronte a migliaia di persone nel gennaio del 2007 a Campo Marzo cantò un rap antiamericano. Sul palco anche Franca Rame
Dario Fo sul palco a Campo Marzo a Vicenza il 17 gennaio 2007 alla marcia dei centomila contro il Dal Molin base Usa. Questo il ritaglio del Giornale di Vicena che racconta la sua esibizione al vetriolo
Fedele a questa sua missione, fu a Vicenza anche sabato 17 gennaio 2007, alla manifestazionedei centomila contro il Dal Molin che si voleva trasformare in base per l’esercito Usa, come poi avvenne. Dal palco eretto in Campo Marzo, preceduto da un monologo di Sabina Guzzanti che imitò Bush, Dario Fo cantò un “rap” anti-americano e pacifista. La giornalista Anna Madron raccontò nella cronaca della giornata sul “Giornale di Vicenza” la sua esibizione di fronte a migliaia di persone. “Vicenza non li vuol, dice il ritornello di questo brano d’esordio che scalda, se mai ce ne fosse bisogno, l’atmosfera, e fa da overture ad un intervento al vetriolo”. In quell’occasione lo accompagnò a Vicenza anche la moglie, Franca Rame che dal palco criticò aspramente Romando Prodi, presidente del Consiglio che aveva autorizzato la concessione dell’aeroporto di Vicenza agli Usa: “Caro Prodi, un gesto di saggezza ti farebbe recuperare il consenso perso”. (Antonio Di Lorenzo)
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter