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Papa Francesco ci invita: "Non leggete Dante, ma imitatelo. Vi mostra la via per la felicità"

Italo Francesco Baldo

Il professor Italo Francesco Baldo, già docente al liceo "Pigafetta" in questo articolo spiega la Lettera apostolica del papa su Dante

Nella sua lettera apostolica il pontefice ci chiede di diventare suoi compagni di viaggio

Il professor Italo Francesco Baldo, già docente al liceo "Pigafetta" in questo articolo spiega la Lettera apostolica del papa su Dante
Di grande interesse storico e culturale la Lettera Apostolica Candor lucis aeternae di papa Francesco che ha voluto onorare la memoria di Dante Alighieri in occasione del settimo centenario della morte del poeta dell’altissimo canto, come lo definiva San Paolo VI nel 1965. Ciò  per manifestare sia l’attualità sia la perennità e cogliere le riflessioni e anche i moniti che sono essenziali anche oggi per tutta l’umanità, afferma il Papa. Con chiarezza il pontefice esorta fin dalle prime righe di non leggere, commentare, studiare e analizzare semplicemente Dante, perché egli “ci chiede piuttosto di essere ascoltato, di essere in certo qual modo imitato, di farci suoi compagni di viaggio, perché anche oggi egli vuole mostrarci quale sia l’itinerario verso la felicità, la via retta per vivere pienamente la nostra umanità, superando le selve oscure per cui perdiamo l’orientamento e la dignità". E’ quel itinerarium  mentis in Deum che tanto era caro a San Bonaventura da Bagnoregio il successore di san Francesco.

L'università di Roma aveva creato una cattedra dantesca che fu offerta a Carducci: ma il poeta la rifiutò perché il poeta era... troppo cattolico

La lettera apostolica di papa Francesco "Candor lucis aeternae" pubblicata nel "Dantedì" per il settimo centenario della morte di Dante
Con vigore prospettivo papa Francesco ripercorre anche  quanto  alcuni suoi predecessori ( Leone XIII, San Pio X, Benedetto XV, Paolo VI, San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI) hanno scritto sul poeta che è “altissima espressione del genio umano, è frutto di un’ispirazione nuova e profonda di cui il Poeta è consapevole quando ne parla come del “poema sacro / al quale ha posto mano e cielo e terra”(Paradiso XXV,1.2). Si sottolinea così proprio quell’amore che la Chiesa cattolica ha avuto per Dante, quando a fine Ottocento Leone XIII istituì nel 1887 Presso l’Istituto Leoniano di Alta Cultura (poi Università Lateranense) una Cattedra di teologia dantesca, cessata nel 1913, ma ripristinata per volere di San Giovanni XXXIII nel 1962. Oggi all’Università Cattolica di Milano vi è una Scuola estiva internazionale in Studi danteschi, Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali di Ravenna e un centro studi all’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio. Ci fu anche una cattedra dantesca alla Sapienza (Università di Roma) offerta a Giosuè Carducci, il quale però la rifiutò, nonostante le pressioni del Gran Maestro della massoneria Adriano Lemmi, che lo sollecitava a nome del ministro Bovio, affermando di dissentire dallo scopo inteso dal governo in quanto Dante troppo evidentemente era perfettamente cattolico.

Anche Giacomo Zanella ammirava Dante perché "fu ardito a solcar dell'infinito i pelaghi profondi"

Un busto del poeta Giacomo Zanella
Dante, infatti, è poeta cristiano, perché lo è nell’intimo del suo pensiero, della sua anima e del suo cuore, diviene nella sua massima opera poeta una direzione di salvezza verso il bene che è la somma felicità dell’uomo. Questa si  conquista con la libertà, che è “franchigia dall’asservimento del male” affermava san Paolo VCI e papa Francesco la riprende per farci comprendere come essa con l’influsso della bellezza può brillare e nutrire l’umanità. Non v’è bellezza, lo affermava anche Niccolò Cusano, se  essa non ci congiunge con il bene. Così il pensiero teologico di San Tommaso, come sosteneva Leone XIIII principalmente e di tanti altri Padri e Dottori della Chiesa entra nel divino poema e costituisce una via importante, che fa riflettere sulla fragilità dell’uomo, il suo cadere, ma anche il suo sollevarsi fino alla visione paradisiaca. Ciò è per tutti gli uomini e non a caso, sottolinea il papa, anche il pagano traiano è nel Paradiso, perché i semi  della verità sono in tutti gli uomini, che hanno a cuore il bene. La stessa accusa che il poeta fa alla Chiesa e ai suoi rappresentanti, dai pontefici sino al semplice fedele di abbandonare Cristo, è indicazione di riflettere sulla Buona Novella, perché se si dimentica “lo spirito delle Beatitudini”  ci si allontana proprio da ciò che si dice di professare, come ben indica San Francesco che il Papa ritiene in sintonia proprio con Dante. Ma la Provvidenza, ricorda papa Francesco con i versi di Dante, provvede “soccorrà tosto” (Paradiso XXVII, 61-63) e il Poeta vicentino Giacomo Zanella tanto lo ammirava proprio perchè, come scrisse nella poesia che gli dedicò, fu “ardito a solcar dell’infinito i pelaghi profondi”.

Per capire la libertà dovremmo smettere di battere le ali in basso e imparare dalle donne

Dante Italo Francesco Baldo Il papa sostiene che non dobbiamo solo studiare ma imitarlo, diventare suoi compagni di viaggio perché ci mostra la via della felicità
Una particolare attenzione poi è riservata al valore della libertà che non è solo il volere contingente, ma è la “condizione per ascendere”, così il percorso per i tre regni illustra proprio questo valore, ossia che la libertà non coincide con il momentaneo desiderio, perché allora, sostiene il filosofo udinese Danilo Castellano, è negativa. Perché la libertà sia positiva deve essere deliberazione e desiderio di bene che si raggiunge nella visione ultima, nella beatitudine, che non è dicibile, lo afferma Dante alla fine del suo cammino, ma è luce candida eterna, faro dell’esistenza umana potremo dirla. E quando  abbandoneremo i difettivi sillogismi (ragionamenti) che fanno battere le ali in basso, allora comprenderemo “La gloria di colui che tutto move” e potremo avere, come Dante ebbe, lo sottolinea proprio il pontefice, la donna a esaltazione del cammino dell’umanità. Beatrice, Lucia, Maria fanno approfondire nella vita il significato finale per giungere alla patria celeste, “seguendo virtute e canoscenza”, perché la stella di Dio il mondo ancor saluta e seguendola, come i Magi, fa incamminare per  rinnovato amore a  considerare che “luce e amore sono una cosa sola”, come scrisse Benedetto XVI nella Enciclica Deus  caritas est. Con questa Lettera Apostolica papa Francesco rinsalda quel legame tra la fede cristiana e Dante che  con la poesia  mostra “l’alto desio” che l’uomo, quando sa interrogare pienamente se stesso, scorge sempre  al di là delle selve oscure del male fisico e spirituale. (Italo Francesco Baldo)
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