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Vicenza, all'ospedale della Ederle vaccinati metà dei 900 dipendenti italiani

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Un momento della vaccinazione alla Ederle dei 900 dipendenti italiani

Un regalo degli americani ai vicentini, ma non è il primo nè l'unico nell'era covid

Un momento della vaccinazione alla Ederle dei 900 dipendenti italiani
Il colonnello si abbassa e infila l’ago della siringa nel braccio della donna seduta. L’iniezione dura poco più di un secondo. La vaccinazione, con Pfizer per la cronaca, è fatta. Questo gesto è stato ripetuto oltre 400 volte oggi nell’ospedale della caserma Ederle. A vaccinare – ma non è l’unica – è Kelly Togiola, tenente colonnello, vice comandante dell’intero nursing, ossia dell’infermeria della guarnigione, nonché ufficiale responsabile delle emergenze e della sanità pubblica. Tanto per capire, è come se si mettesse a vaccinare il direttore generale dell’Ulss. A ricevere la prima dose della vaccinazione è stata oggi circa la metà dei 900 dipendenti civili italiani della Ederle. La seconda è in calendario il 9 giugno.

Il comandante Vogel aveva annunciato la vaccinazione, realizzata assieme a medici e specialisti dell'Ulss 8

Il tenente colonnello Kelly Togiola a capo della medicina pubblica e d'emergenza della guarnigione
La vaccinazione è un regalo degli Usa ai dipendenti italiani. Non solo a quelli vicentini, ma anche a mezzo migliaio di dipendenti toscani. Non è l’unico regalo, perché, come potete leggere in dettaglio qui, solo nel febbraio scorso gli americani hanno rifornito gli ospedali di Vicenza, Livorno e Pisa (cioé quelli che rientrano nel territorio della guarnigione, che ha competenza sulla Ederle di Vicenza e Camp Darby tra Livorno e Pisa) di materiale sanitario per mezzo milione di dollari. Si trattava comunque di una tranche di aiuti ben più ampi, valutati in 60milioni di dollari per tutta l'Italia. E a consegnare le forniture a febbraio a San Bortolo c’era sempre il colonnello Togiola: per chi si domanda, come ha fatto il sottoscritto, l’origine del cognome, non consueto neanche negli Usa, basterà rispondere che il colonnello proviene dalle Samoa, un territorio polinesiano che è sì americano ma non è una delle 50 stelle della bandiera, perché tecnicamente non è uno Stato federato. È talmente sperduto nell’oceano pacifico che per arrivare dalle Samoa a New York la distanza è doppia (quasi 12mila chilometri) rispetto a quella tra New York e Vicenza. Una zona che sarebbe piaciuta a Umberto Eco de L’isola del giorno prima di Umberto Eco, dato che le Samoa si trovano sul fuso orario del cambio di data. Ma torniamo in Europa.
La direttrice del Sispi dell'Ulss 8, Maria Teresa Padovan assieme al colonnello Daniel Vogel, a capo della guarnigione Usa che comprende la Ederle di Vicenza e Camp Darby tra Pisa e Livorno
La vaccinazione del personale americano della Ederle era stata annunciata dal comandante, il colonnello Daniel Vogel, un paio di settimane fa a palazzo Nievo, quando assieme al presidente della Provincia, Francesco Rucco, aveva firmato un accordo che punta all’integrazione della comunità americana nel Vicentino. Parliamo di 16mila persone, tra militari, civili e le loro famiglie. Oggi l’annuncio è diventato realtà. C’è voluto in fin dei conti poco tempo, un mese, e una serie di contatti tecnico-diplomatici per concretizzare l’intenzione. Lo spiega Maria Teresa Padovan, direttrice del Sispi, che assieme al personale dell’Ulss 8, e naturalmente assieme ai colleghi americani, lavora alla vaccinazione nel Us Army Health Center – Vicenza, l’ospedale della base che, detto fra parentesi, è stato ultimato nel 2011 dalla vicentina Maltauro. Bisognava – ha spiegato la dottoressa Padovan – ottenere il via libera dal commissario Figliuolo e mettere a punto i passaggi burocratici, perché i vaccinati della Ederle risultassero tali nei tabulati dell’Ulss anche se avevano ricevuto l’iniezione in una struttura extra ospedaliera, e magari in anticipo rispetto ai tempi. I vaccini, comunque, sono forniti dagli Usa e sono Moderna o Pfizer.
Ospedale Ederle L'ospedale interno della caserma Ederle. Qui si svolgono le vaccinazioni dei dipendenti
I dipendenti italiani della Ederle, in effetti, coprono una fascia d’età che va dai 30 ai 55 anni; quindi per qualcuno c’è stato un sensibile vantaggio temporale rispetto ai tempi vaccinali italiani. Una delle poche differenze rispetto alle modalità vaccinali italiane consiste nel briefing cui i dipendenti, a gruppi di undici, sono sottoposti prima della vaccinazione vera e propria. Loro se lo possono permettere in virtù dei numeri ristretti. Poi c’è il quarto d’ora di attesa per controllare le reazioni, ma finora tutto è filato liscio, come ammette anche Craig Faggionato, 42 anni, uno dei vaccinati che lavora all’ufficio grafica e documentazione.
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